C'è qualcosa di profondamente kafkiano nell'incontro tra Ehud Olmert e Vladimir Putin, avvenuto ieri pomeriggio a Mosca. Ma la diplomazia è anche questo: vedere il premier israeliano, in prima linea contro la corsa al nucleare dell'Iran, e il presidente russo, novello (miglior) alleato di Mahmud Ahmadinejad, seduti allo stesso tavolo. L'uno, Olmert, denuncia da tempo i rischi a cui il mondo andrebbe incontro se l'Iran si dotasse della bomba atomica. L'altro, Putin, con Ahmadinejad ha appena stretto un accordo di collaborazione militare e diplomatica: impedirà che bombardieri americani possano decollare dagli stati confinanti, bloccherà le sanzioni delle Nazioni Unite e sosterrà, anche materialmente, la corsa al nucleare civile iraniano.
La visita lampo di Olmert è stata imbastita in tutta fretta mercoledì. Il premier israeliano ha telefonato a Putin, richiedendo un incontro faccia a faccia: di qui l'invito a Mosca e l'organizzazione del viaggio a sorpresa. Olmert, che ha lasciato a terra i giornalisti ed è stato accompagnato solo da un ristretto gruppo di collaboratori, è giunto in Russia nella tarda mattinata, per ripartire poi a sera tarda. Nel corso dell'ultimo incontro tra i due, oltre un anno fa, Putin aveva rassicurato Olmert: un Iran dotato di tecnologia nucleare, disse il presidente russo, non era nei suoi interessi. Ma ora sembra aver cambiato idea.
Cosa ha spinto Olmert a richiedere una riunione immediata? Senza dubbio il recente incontro tra Putin e Ahmadinejad, in occasione del meeting tra i cinque paesi che si affacciano sul Mar Caspio. In quell'occasione il presidente russo ha stupito tutto l'Occidente, sancendo un'alleanza di fatto con il regime iraniano e una netta contrapposizione – da guerra fredda – tra Russia, da un lato, e Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna dall'altro. E se George W. Bush ha immediatamente chiesto spiegazioni al collega russo, paventando perfino il rischio di una terza guerra mondiale (nel caso in cui l'Iran dovesse ottenere l'atomica), immaginate come si deve essere sentito Olmert, a capo di uno Stato che Ahmadinejad dichiara apertamente di voler "cancellare dalla cartina geografica" – o "estirpare come un cancro": il concetto è chiaro –. Aggiungete poi l'eterno ritardo delle Nazioni Unite nell'imposizione di sanzioni più dure ad Ahmadinejad – sempre a causa di Rusia e Cina, apertamente contrarie – e capirete la preoccupazione degli israeliani, così come l'impellente bisogno di un chiarimento da parte di Olmert.
Ulteriore preoccupazione poi, mentre Olmert era in viaggio per Mosca, hanno destato le parole del presidente israeliano Shimon Peres. Così recita la dichiarazione ufficiale del presidente: "Nonostante Putin dica di non credere che l'Iran stia sviluppando la tecnologia nucleare per fini bellici, tutti conosciamo le sue intenzioni, e molte agenzie di intelligence sparse in tutto il mondo possono provare che l'Iran sta cercando di ottenere armi atomiche per la guerra e la morte". Insomma, il presidente non se la beve: Putin si allei pure per Ahmadinejad, avrà le sue buone ragioni economiche e militari, ma non faccia finta di non capire quali siano le vere intenzioni dell'Iran.
In questo contesto, Olmert ha messo piede in Russia con obiettivi precisi: capire quali siano le vere intenzioni di Putin con Ahmadinejad e convincerlo dell'assoluta pericolosità del soggetto in questione, così come della necessità imporre al più presto sanzioni efficaci all'Iran. Prima che sia davvero troppo tardi per qualsiasi azione diplomatica. A questo proposito – promuovere la pratica delle sanzioni contro l'arricchimento dell'uranio – Olmert si recherà domenica a Parigi (dove, con Sarkozy e Kouchner, troverà fedeli alleati) e martedì a Londra. Il fronte più delicato, quello cinese, lo lascerà invece al ministro degli Esteri Livni, che starebbe già organizzando una visita diplomatica. Prima del viaggio a Mosca, Olmert ha ricevuto inoltre una telefonata del leader dell'opposizione Binyamin Netanyahu, il quale ha voluto far sapere a Putin che "in Israele siamo tutti uniti nel credere che l'Iran non debba ottenere armi atomiche".
Non è dato sapere quanto Putin abbia realmente rassicurato Olmert: la doppiezza del presidente russo è proverbiale, e i suoi interessi vengono prima di tutto. Sul piano formale, però, lo "zar" si è mostrato comprensivo. Olmert ha messo subito in chiaro le cose: "Mi piacerebbe che mi parlasse dei risultati del suo viaggio in Iran" ha detto a Putin, "e parlare di altre questioni". Altre questioni che, secondo il quotidiano londinese in lingua araba "Al-Hayat", riguarderebbero la detenzione dei due soldati israeliani Ehud Goldwasser e Eldad Regev, rapiti da Hezbollah nel luglio 2006, così come i progressi sulla via della conferenza di pace di Annapolis – sulla quale Putin ha espresso apprezzamento per gli sforzi israeliani sulla via di un accordo. "Spero che questo incontro possa aiutarci nel progresso delle nostre relazioni bilaterali" ha poi auspicato Olmert, ricevendo l'assenso di Putin: "Mi fa piacere vederla a Mosca, mi ricordo che la sua ultima visita nella capitale russa è stata esattamente un anno fa" ha detto il presidente, ricordando che "le relazioni tra la Russia e Israele riguardano tanto la sfera politica quanto quella economica". "Abbiamo molto da discutere", ha chiuso Putin.
Protocollo diplomatico a parte, difficilmente Putin si sarà sbilanciato sulla questione iraniana. Le rassicurazioni date a Olmert saranno state probabilmente le stesse date al mondo ieri mattina, nel corso di un incontro televisivo con la stampa: "La Russia sta facendo progressi, insieme agli negoziatori internazionali, per risolvere il problema del nucleare iraniano attraverso sistemi pacifici nell'interesse della Comunità Internazionale e della popolazione iraniana". Il dialogo, secondo il presidente russo, viene prima delle sanzioni: "Il dialogo con gli Stati è sempre la soluzione migliore, una via più breve verso il successo di quanto lo sia una politica di minacce, sanzione e pressione militare". Le molte facce di Putin sono emerse chiaramente durante il dibattito televisivo, quando – dopo aver predicato il dialogo e la pace – ha annunciato che la Russia sta lavorando a nuove tipologie di armi nucleari, al fine di incrementare le capacità difensive. Un bel progetto pacifico, con tanto di missili e sommergibili.
Una cosa è certa: senza la Russia, nessuna sanzione potrà mai essere efficace. Lo ha ribadito venerdì mattina, ad "Army Radio", il Generale Giora Eiland: se non si vuole arrivare a una guerra con l'Iran, bisogna chiarirsi con la Russia. La palla passa ora a Tzipi Livni: anche lei, in Cina, avrà da lavorare.
La visita lampo di Olmert è stata imbastita in tutta fretta mercoledì. Il premier israeliano ha telefonato a Putin, richiedendo un incontro faccia a faccia: di qui l'invito a Mosca e l'organizzazione del viaggio a sorpresa. Olmert, che ha lasciato a terra i giornalisti ed è stato accompagnato solo da un ristretto gruppo di collaboratori, è giunto in Russia nella tarda mattinata, per ripartire poi a sera tarda. Nel corso dell'ultimo incontro tra i due, oltre un anno fa, Putin aveva rassicurato Olmert: un Iran dotato di tecnologia nucleare, disse il presidente russo, non era nei suoi interessi. Ma ora sembra aver cambiato idea.
Cosa ha spinto Olmert a richiedere una riunione immediata? Senza dubbio il recente incontro tra Putin e Ahmadinejad, in occasione del meeting tra i cinque paesi che si affacciano sul Mar Caspio. In quell'occasione il presidente russo ha stupito tutto l'Occidente, sancendo un'alleanza di fatto con il regime iraniano e una netta contrapposizione – da guerra fredda – tra Russia, da un lato, e Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna dall'altro. E se George W. Bush ha immediatamente chiesto spiegazioni al collega russo, paventando perfino il rischio di una terza guerra mondiale (nel caso in cui l'Iran dovesse ottenere l'atomica), immaginate come si deve essere sentito Olmert, a capo di uno Stato che Ahmadinejad dichiara apertamente di voler "cancellare dalla cartina geografica" – o "estirpare come un cancro": il concetto è chiaro –. Aggiungete poi l'eterno ritardo delle Nazioni Unite nell'imposizione di sanzioni più dure ad Ahmadinejad – sempre a causa di Rusia e Cina, apertamente contrarie – e capirete la preoccupazione degli israeliani, così come l'impellente bisogno di un chiarimento da parte di Olmert.
Ulteriore preoccupazione poi, mentre Olmert era in viaggio per Mosca, hanno destato le parole del presidente israeliano Shimon Peres. Così recita la dichiarazione ufficiale del presidente: "Nonostante Putin dica di non credere che l'Iran stia sviluppando la tecnologia nucleare per fini bellici, tutti conosciamo le sue intenzioni, e molte agenzie di intelligence sparse in tutto il mondo possono provare che l'Iran sta cercando di ottenere armi atomiche per la guerra e la morte". Insomma, il presidente non se la beve: Putin si allei pure per Ahmadinejad, avrà le sue buone ragioni economiche e militari, ma non faccia finta di non capire quali siano le vere intenzioni dell'Iran.
In questo contesto, Olmert ha messo piede in Russia con obiettivi precisi: capire quali siano le vere intenzioni di Putin con Ahmadinejad e convincerlo dell'assoluta pericolosità del soggetto in questione, così come della necessità imporre al più presto sanzioni efficaci all'Iran. Prima che sia davvero troppo tardi per qualsiasi azione diplomatica. A questo proposito – promuovere la pratica delle sanzioni contro l'arricchimento dell'uranio – Olmert si recherà domenica a Parigi (dove, con Sarkozy e Kouchner, troverà fedeli alleati) e martedì a Londra. Il fronte più delicato, quello cinese, lo lascerà invece al ministro degli Esteri Livni, che starebbe già organizzando una visita diplomatica. Prima del viaggio a Mosca, Olmert ha ricevuto inoltre una telefonata del leader dell'opposizione Binyamin Netanyahu, il quale ha voluto far sapere a Putin che "in Israele siamo tutti uniti nel credere che l'Iran non debba ottenere armi atomiche".
Non è dato sapere quanto Putin abbia realmente rassicurato Olmert: la doppiezza del presidente russo è proverbiale, e i suoi interessi vengono prima di tutto. Sul piano formale, però, lo "zar" si è mostrato comprensivo. Olmert ha messo subito in chiaro le cose: "Mi piacerebbe che mi parlasse dei risultati del suo viaggio in Iran" ha detto a Putin, "e parlare di altre questioni". Altre questioni che, secondo il quotidiano londinese in lingua araba "Al-Hayat", riguarderebbero la detenzione dei due soldati israeliani Ehud Goldwasser e Eldad Regev, rapiti da Hezbollah nel luglio 2006, così come i progressi sulla via della conferenza di pace di Annapolis – sulla quale Putin ha espresso apprezzamento per gli sforzi israeliani sulla via di un accordo. "Spero che questo incontro possa aiutarci nel progresso delle nostre relazioni bilaterali" ha poi auspicato Olmert, ricevendo l'assenso di Putin: "Mi fa piacere vederla a Mosca, mi ricordo che la sua ultima visita nella capitale russa è stata esattamente un anno fa" ha detto il presidente, ricordando che "le relazioni tra la Russia e Israele riguardano tanto la sfera politica quanto quella economica". "Abbiamo molto da discutere", ha chiuso Putin.
Protocollo diplomatico a parte, difficilmente Putin si sarà sbilanciato sulla questione iraniana. Le rassicurazioni date a Olmert saranno state probabilmente le stesse date al mondo ieri mattina, nel corso di un incontro televisivo con la stampa: "La Russia sta facendo progressi, insieme agli negoziatori internazionali, per risolvere il problema del nucleare iraniano attraverso sistemi pacifici nell'interesse della Comunità Internazionale e della popolazione iraniana". Il dialogo, secondo il presidente russo, viene prima delle sanzioni: "Il dialogo con gli Stati è sempre la soluzione migliore, una via più breve verso il successo di quanto lo sia una politica di minacce, sanzione e pressione militare". Le molte facce di Putin sono emerse chiaramente durante il dibattito televisivo, quando – dopo aver predicato il dialogo e la pace – ha annunciato che la Russia sta lavorando a nuove tipologie di armi nucleari, al fine di incrementare le capacità difensive. Un bel progetto pacifico, con tanto di missili e sommergibili.
Una cosa è certa: senza la Russia, nessuna sanzione potrà mai essere efficace. Lo ha ribadito venerdì mattina, ad "Army Radio", il Generale Giora Eiland: se non si vuole arrivare a una guerra con l'Iran, bisogna chiarirsi con la Russia. La palla passa ora a Tzipi Livni: anche lei, in Cina, avrà da lavorare.