24 agosto 2008

Ritratti metropolitani di una New York anni Trenta

Negli anni Trenta e Quaranta, New York è un città in fermento. Nuovi lavoratori ingrossano le file della società dei consumi, la middle class a cui parla la cultura di massa. Sono gli anni del trionfo del cinema e dei pomeriggi sulle spiagge di Coney Island. Gli anni in cui gli americani – dopo la crisi del ’29 – tornano a sognare felicità e realizzazione sul palcoscenico della Grande Mela. Non tutti ci riusciranno: alcuni, residenti nei quartieri più poveri, si abbandoneranno al crimine per combattere la povertà.

In questi anni convulsi, gli Stati Uniti assistono al boom dei mezzi di comunicazione di massa. Un evento su tutti ha fatto la storia: nell’ottobre 1938 la CBS trasmette la riduzione radiofonica de “La guerra dei mondi” ad opera del giovane Orson Welles, seminando il panico tra i cittadini statunitensi allarmati da un’improbabile invasione aliena. Nelle strade, intanto, assistiamo all’invasione di quotidiani e periodici. Secondo un’inchiesta Gallup del periodo, i lettori di carta stampata sono attratti prima di tutto dalle illustrazioni: le grandi fotografie invadono prime pagine e copertine dei periodici d’informazione. Dietro a quelle immagini ci sono spesso reporter riconosciuti a posteriori come maestri della fotografia.

Tra i fotoreporter più dotati, a New York spicca l’intraprendente Weegee. Nato nell’attuale Zolochiv (Ucraina) sotto il nome di Usher Fellig, nel 1909 si trasferì a New York con la famiglia in fuga dall’antisemitismo imperante nell’Europa dell’est. Le origini dello pseudonimo “Weegee” – che lo renderà famoso nel mondo – sono avvolte nel mistero. I più sostengono che si tratti della resa fonetica di “Oujia”, la tavola spiritica che permette di comunicare con i defunti: solo così – si diceva al tempo – sarebbe stato in grado di giungere sul luogo delle disgrazie a pochi minuti dagli eventi. Spiriti a parte, Weegee deve molto della sua celebrità proprio alla velocità: talvolta arrivava sul luogo dell’evento – che poteva essere un delitto, un incendio, una rissa, un incidente o chissà che altro – prima della polizia e dei mezzi di soccorso. Le sue fotografie, va da sé, rappresentavano così la testimonianza più pura della vita di New York.

Nel 1938, Weegee ottenne in dotazione una radio della polizia: raggiungere il cuore degli eventi divenne ancora più veloce. Il fotoreporter, per ridurre al minimo i tempi di consegna, giunse ad allestire una camera oscura nel bagagliaio della macchina: le fotografie, sviluppate a tempo record, potevano così finire sulle prime pagine dei quotidiani la mattina seguente. Weegee collaborò con moltissimi giornali: nel 1943, alcune delle sue opere vennero poi esposte al Moma. Weegee entra nell’Olimpo della fotografia: nel 1945 pubblica il celebrato “Naked City”, una raccolta personale delle più belle foto scattate a New York. Una città messa a nudo dalla forza del suo bianco e nero.

Al genio di Weegee e alla forza devastante dei suoi ritratti metropolitani, Milano dedica in questi mesi una bella retrospettiva a Palazzo della Ragione (“Unkonown Weegee”, 21 giugno – 12 ottobre 2008). Le sale del palazzo duecentesco espongono moltissime fotografie di Weegee tra gli anni Trenta e Quaranta: ad essere rappresentata è una New York dalle mille facce, che contrappone incidenti stradali e delinquenti comuni a signore ingioiellate dell’alta società. Il bello e il brutto, l’umano: “Quando scatto una foto mi sembra davvero di entrare in trance: è l’effetto del dramma in corso o in procinto di scatenarsi” dichiara il fotografo in un’intervista del 1945. “In altre parole, abbiamo bellezza e bruttezza: tutti amano la bellezza, ma la bruttezza permane”.

“Unknown Weegee” si sofferma particolarmente sugli scatti per il quotidiano progressista “PM”, con il quale il fotografo collaborò assiduamente a partire dal 1940. Pubblicato dal ‘40 al ‘48, “PM” contava tra le sue fila numerosi giornalisti radicali: era un giornale libero, schierato contro l’oppressione e vicino ai diritti delle minoranze – ebrei, afroamericani, lavoratori poveri. È per “Picture Magazine” che Weegee scandaglia New York, i suoi quartieri, le sue strade e la sua gente: l’occhio del fotografo è sempre spassionato, capace di catturare l’istante di massima intensità senza rinunciare all’assoluta naturalezza. Il bianco e nero di Weegee colpisce direttamente il lettore di quotidiani, raccontando la notizia con un’icasticità superiore a quella di mille parole.

Nel corso della sua carriera – cominciata come semplice fotoreporter e finita nelle sale del Museum of Modern Art – Weegee sperimentò anche il cinema. O meglio, il “documentario artistico”: dopo aver catturato lo spirito della Grande Mela con l’occhio della sua Speed Grapich, il fotografo provò anche con una 16mm. Il risultato – visibile in una sala di Palazzo della Ragione – varia da una New York notturna e alienata alla folla sterminata che riempie le spiagge di Coney Island, in un bel pomeriggio domenicale: alle riprese d’insieme, Weegee alterna i particolari di singoli bagnanti. Ci sono anziani, innamorati, bambini, famiglie: ancora una volta, i newyorkesi. Con i loro pregi e i loro difetti.

“Unknown Weegee” – 21 giugno / 12 ottobre 2008
Palazzo della Ragione
Milano, Piazza dei Mercanti 1

L'Occidentale