23 aprile 2009

Le meraviglie di St. Urbain Street

"St. Urbain, a parer nostro, era inviolabile. Contavamo tra noi gli studiosi più insigni della provincia, artisti di talento, laureandi in medicina, e dappertutto persone per bene e timorate di Dio". Siamo nel 1969: Mordecai Richler - scrittore già affermato - decide di raccontare da capo il suo quartiere di Montréal, St. Urbain. Il risultato ("The Street") non è un classico romanzo, quanto un campionario umano profondo e spassoso al tempo stesso. In altre parole, una rassegna delle "Meraviglie di St. Urbain Street" che Adelphi ha finalmente tradotto per il pubblico italiano.

Per le vie di St. Urbain si muovono quei personaggi che renderanno grande la letteratura di Richler. C'è il bar di Tansky ("comunista professo"), una tappa obbligata per scommettitori, ambulanti, camionisti e perdigiorno. C'è la segretaria Molly, sensuale e ondeggiante: "A St. Urbain" scrive Richler "si fermava quasi tutto quando alle diciotto e zero cinque Molly svoltava l'angolo tornando a casa". C'è Benny il soldato, giovane "e un po' tonto", segnato a morte dagli orrori della guerra. C'è il genio incompreso di Mervyn Kaplansky, impegnato in "un romanzo, il suo primo, che aveva per tema le lotte della nostre gente in una società ostile". E per tutti gli intenditori c'è pure Duddy Kravitz, che "su come si fanno i bambini la sapeva lunga": autore del phamplet "L'arte del bacio", il giovane Duddy (eroe dell'"Apprendistato", pubblicato da Richler dieci anni prima) vende per un dollaro consigli amorosi ai giovani del quartiere.

"Un giorno, in St. Urbain Street, lettini e pannolini crudelmente sparivano, e il giorno appresso venivamo strigliati e portati di peso all'asilo. Noi non lo sapevamo, ma eravamo già avviati alla medicina. La scuola cominciava a sei anni, tuttavia madri ferocemente competitive trascinavano in segreteria restii marmocchi di quattro": nel quartiere ebraico di Montréal, insomma, "partire in vantaggio era tutto". E tutte le prime esperienze - l'amore, le armi, le ubriacature, il lavoro, la scuola - hanno un unico, meraviglioso sfondo: le strade, i colori, gli odori e le storie di St. Urbain Street.

Tutto ha inizio nel 2000, lo ricorderete: "La versione di Barney", prima opera di Richler pubblicata da Adelphi, viene pubblicizzata fino al parossismo dal "Foglio" di Ferrara e diventa un caso nazionale. Con "The Street" (tradotta dal bravo Franco Salvatorelli), Adelphi tiene fede all'impegno di portare tutto Mordecai nel suo catalogo. Accanto ai capolavori già pubblicati da Calasso ("La versione", "L'apprendistato di Duddy Kravitz", "Solomon Gursky è stato qui"), "Le meraviglie di St. Urbain Street" parla tanto ai neofiti quanto ai vecchi fan: tutti, nei vicoli di St. Urbain, troveranno un mondo irresistibile. Da scoprire, o da rileggere ancora una volta.