Non bastavano il caldo, le mode dell’estate, gli incendi, l’esodo e il controesodo, protagonisti indiscussi dei telegiornali italiani nel mese d’agosto. Quest’anno ad imperversare è stato il Superenalotto: prima con la rincorsa al jackpot, poi con le cronache dal paesino toscano dove è stato centrato il mitico sei. Qualche breve considerazione:
1) Perché il paese del vincitore festeggia con fiumi di champagne? Tolto il milionario, gli altri cittadini hanno semplicemente buttato soldi senza vincere nulla. E dell’immenso montepremi, chiaramente, non vedranno un euro.
2) Perché i media buttano tempo e denaro alla ricerca del vincitore? Non lo troveranno mai. E se anche lo trovassero, l’unico risultato sarebbe quello di rovinargli la vita.
3) Perché i concittadini del vincitore – dal sindaco al parroco, passando per i titolari della ricevitoria – si aspettano una donazione? O meglio: perché il milionario dovrebbe dare dei soldi alla ricevitoria o al comune (rischiando così di essere scoperto) quando potrebbe fare beneficenza in modo molto più intelligente?
4) L’idea di consigliare il vincitore è allettante, lo ammetto. Ma perché giornali e telegiornali pensano solo a comprare un atollo caraibico o Kakà?