07 ottobre 2009

L'affaire Polanski

Oggi il "Corriere della Sera" mette a confronto le opinioni di Christopher Hitchens e Bernard-Henri Lévy sul caso Polanski. In un articolo strutturato in cinque punti, Lévy difende il regista: la "relazione sessuale illegale" di Polanski con una tredicenne, scrive il filosofo, "non è il crimine contro l’umanità che da dieci giorni denunciano i vendicatori lanciati alle sue calcagna. È un crimine, sì. Ma ci sono gradini sulla scala del crimine". Conclude il filosofo:
Alla base di questa storia c’è il profumo di giustizia popolare che si spande tutt’intorno e trasforma commentatori, blogger e cittadini in altrettanti giudici sottomessi al grande tribunale dell’Opinione pubblica: gli uni soppesano il crimine; gli altri il castigo. Delle due l’una, signori giustizieri. O Polanski era il mostro che voi dite, e allora non bisognava dargli premi Oscar o premi César; bisognava boicottare i suoi film e denunciarlo alle autorità ogni volta che, con la famiglia, andava a trascorrere le vacanze nella sua casa in Svizzera. Oppure non avete mai trovato nulla da ridire sulla sua presenza annunciata su tutti i tappeti rossi di tutti i festival del mondo; e, come me, percepite la formidabile ipocrisia di quel giudice, affamato di gloria, che un bel mattino si sveglia per consegnarlo, come un trofeo, alla vendetta di elettori eccitati. In tal caso, bisogna pregare, come fa la sua vittima, affinché sia finalmente lasciato in pace.
Diversa l'opinione di Hitchens, che chiama in causa il concetto greco di "tragedia", scaturita dall'azione dell'hybris ed applicabile a Polanski: "Si sarà sentito forse altrettanto arrogante e onnipotente, il nostro regista, quando fece ubriacare una ragazzina di tredici anni, per poi somministrarle una pastiglia di Quaalude, una droga ben nota per le proprietà di rilassamento muscolare. Si sente aleggiare un pizzico di quella fatidica colpa, non c’è dubbio". Conclude Hitchens:
Sorprende che il regista polacco sia stato in grado di spassarsela all’estero per tanto tempo, facendosi beffe dei giudici quasi a voler sfidare l’impotenza della legge. Mi commuove il pensiero che la ragazza vittima di quel lontano stupro l’abbia perdonato, ma a rigor di termini questo non conta, anche se l’avesse detto all’epoca dei fatti. La legge persegue gli stupratori di bambini, a tutela di quei bambini che non sono ancora stati oggetto di abusi. Il caso individuale — chiunque siano gli individui coinvolti— diventa un precedente. E per fortuna che le nostre leggi ci consentono di farlo.
Non so voi, ma io sto con Hitchens.