08 novembre 2009

Schulze e Grünbein, la vita nuova della letteratura tedesca dopo il Muro

La caduta del Muro di Berlino racconta la storia di un mondo nuovo: insieme ai mattoni, nel novembre 1989 si sbriciola l’idea di due mondi contrapposti e l’Europa entra definitivamente nel futuro. Mentre storici e politologi ripercorrono le tappe che hanno portato al 9 novembre e alla fine della DDR, abbiamo voluto ricordare quel giorno anche attraverso gli occhi della letteratura.

Per rivivere la rivoluzione di Berlino, del resto, non si può prescindere dalle pagine di Ingo Schulze e Durs Grünbein: narratore il primo, poeta il secondo, entrambi nati a Dresda nel 1962, a distanza di pochi mesi; entrambi hanno conosciuto la Germania divisa e hanno assistito alla riunificazione della Patria. Entrambi, con la forza della parola scritta, hanno reso immortali quel giorno di novembre e la difficile ricerca di un destino comune per tutti i tedeschi.

“Certe cose oggi non si possono nemmeno immaginare: non aver saputo cos’era un espresso!” ricorda Schulze: “Oppure, come Tuermer, non sapere che vuol dire cash. Parlo di lui, ma io ho pensato per la prima volta al denaro a 28 anni. Prima i soldi non avevano avuto nessun posto nella mia vita”. Tuermer è il protagonista di Vite nuove (Feltrinelli, 2007), considerato in tutta Europa “il” romanzo sulla caduta del muro di Berlino: “Sette anni ho lavorato a questo romanzo e tre ne ho passati a decidere la forma” ha raccontato lo scrittore in un'intervista, “volevo parlare di che cosa era stata la Germania Est ma anche di quello che era venuto dopo”. Il dopo, appunto: è nell’ex DDR del 1990 che il protagonista, aspirante scrittore, volta le spalle al passato ed inizia a lavorare per un nuovo giornale. Giorno dopo giorno, Tuermer – insieme alla nuova Germania – scopre un nuovo lato di sé: l’ambizione e l’arrivismo, due tratti della contemporaneità e di quell’Occidente sconosciuto ai ragazzi di Berlino Est.

Con Vite Nuove Schulze ha vinto il Grinzane Cavour nel 2007, e le motivazioni della giuria aiutano a comprendere la portata della sua opera: “Questo complesso romanzo di formazione traccia, nel raffronto fra la vita di ieri e di oggi, la crisi di identità di un soggetto disorientato di fronte alla fine delle ideologie e all’inadeguatezza nel mondo attuale di qualsiasi utopia”. Scoprire l’Occidente, per chi è sempre vissuto a Est: questa è la missione di Tuermer. Ma è davvero possibile, per chi ha vissuto nella DDR, integrarsi completamente nel nuovo mondo? L’autore crede che “ci sia come uno strato in più, tra noi e le cose” e che resti comunque “l’imprinting del socialismo”: “Ma non è una forma mentis solo di chi viene da paesi del socialismo reale” continua Schulze, “ho avuto un caro amico, uno scrittore egiziano, che diceva le stesse cose. E così amici israeliani. In fondo l’Occidente crede di rappresentare la maggioranza, ma i critici sono ben più numerosi”.

Dopo aver raccontato la Germania riunita, Schulze è tornato a scrivere di quella divisa in Adam e Evelyn (Feltrinelli, 2009). Più leggero di Vite nuove, il nuovo romanzo racconta la storia d’amore dei due protagonisti nell’estate 1989, a un passo dalla libertà: e il tempo, nelle opere d’ambientazione tedesca, è fondamentale perché – racconta lo scrittore – “una love story vissuta nell’88 non sarà mai come quelle nate dopo l’89 o il ’90”. Due libri, il prima e il dopo. E oggi, com’è la Germania Est a vent’anni dal 1989? “Case ristrutturate, strade in ottimo stato, ambiente relativamente pulito e ben mantenuto. Nelle cittadine più piccole, però, nelle campagne più discoste dai centri urbani mancano gli abitanti. I giovani soprattutto, e soprattutto le donne, si trasferiscono a Ovest, o all’estero”.

Gli amanti della poesia posso invece rivivere le emozioni dell’89 in compagnia dei versi di Durs Grünbein. Per conoscere meglio il poeta, abbiamo chiesto aiuto a Eraldo Affinati, autore di “Berlin” (Rizzoli, 2009) e grande conoscitore della letteratura tedesca: “Secondo me Durs Grünbein è uno dei più grandi poeti contemporanei: la sua lucidità lirica, senza concessioni, mi colpisce sempre, è come se lui ci dimostrasse che la vera poesia non muore mai”. Opinione condivisa da Philip Brady, il quale – sul “Times Literary Supplement” – ha osservato come “nessun autore della Germania Est, certamente nessun poeta della Germania Est, abbia avuto un impatto maggiore sugli anni novanta”. Originario di Dresda, come Schulze, il poeta si è trasferito a Berlino Est nel 1985, giusto in tempo per osservare da vicino gli ultimi quattro anni della capitale divisa: un’esperienza di cui, più o meno volontariamente, i versi giovanili recano una traccia.

“Io sono nato nella Germania Est, sotto la dittatura, ma mi sono smarcato presto da quel retaggio” ha raccontato Grünbein: “Nelle mie opere iniziali, il muro e la sua mistica erano presenti” ammette il poeta, “ma ho sempre cercato di non chiudermi nella letteratura della divisione, di non confinarmi alla poesia che trovava la sua ispirazione soltanto nella disputa ideologica, nell’insoddisfazione e delusione provocate dal regime comunista o nella polemica anticapitalistica”. Più del teatro o del romanzo, sembra dirci lo scrittore, la poesia ha una responsabilità: quella di volare alto, di non fermarsi sul piano della politica o della stretta attualità: “Anche grazie a questo atteggiamento, dopo la caduta del muro, non ho avuto la sensazione di smarrimento avvertita da altri autori” osserva Grünbein, “forse perché dopo il 1989 è di nuovo possibile avere in letteratura una posizione romantica, quella a me più congeniale”.

Del poeta tedesco, Einaudi ha pubblicato la raccolta poetica A metà partita(1999), Della neve ovvero Cartesio in Germania (2005) – in cui l’autore racconta in versi la nascita del razionalismo e della modernità – e Il primo anno. Appunti berlinesi (2004), un memoriale autobiografico che parte dal nuovo millennio e torna indietro nel tempo, fino all’infanzia a Dresda. Cosa troveremo nelle poesie di Grünbein? Eraldo Affinati percepisce “i frantumi del ventesimo secolo, ma anche la consapevolezza che soltanto ricomponendoli possiamo andare avanti”: “Naturalmente questo gesto espressivo non può essere banalizzato in senso geopolitico – osserva lo scrittore italiano – tuttavia possiamo dire che con Durs Grunbein la nuova sensibilità tedesca, successiva all’unificazione, offre all’Europa un tassello significativo”. Il nuovo poeta della Germania unita: una bella scoperta festeggiare i vent’anni della caduta del muro di Berlino.

(Eraldo Affinati – vincitore con “Berlin” del Premio Recanati Festival e del Superflaiano 2009 – ricorderà la caduta del muro di Berlino il 1° dicembre 2009 a Genova, Palazzo Ducale, ore 21.00).

L'Occidentale