14 gennaio 2010

Sette stati in sette giorni: il tour de force in Africa del ministro Frattini

Sette Stati in sette giorni: è molto intenso il tour africano di Franco Frattini. Giunto in Mauritania l’11 gennaio, il ministro degli Esteri ha poi visitato Mali ed Etiopia; oggi sarà in Kenya, e prima del ritorno a Roma – previsto per domenica 17 gennaio – Frattini farà tappa in Uganda, Egitto (protagonista delle recenti accuse di razzismo all’Italia per le vicende di Rosarno) e Tunisia. Lo scopo del viaggio è duplice: da un lato, l’Italia vuole rafforzare cooperazione e progetti di sviluppo con importanti paesi africani, dall’altro la missione diplomatica della Farnesina è l’occasione per discutere con ministri e capi di Stato di questioni cruciali, tra cui gli ultimi sviluppi sul fronte del terrorismo internazionale e la sorte dei 6 europei (tra cui 2 italiani) rapiti lo scorso dicembre in Mali e Mauritania.

Dall’incontro di Frattini con il ministro degli Esteri mauritano, Naha Mint Mouknass, è scaturito un accordo triennale del valore di 4,5 milioni di euro: “Si tratta di un progetto di lotta contro la malnutrizione – ha spiegato Elisabetta Belloni, direttrice generale per la cooperazione allo sviluppo – indirizzato a popolazioni arabe che vivono in una zona in cui l’intervento degli altri attori della comunità internazionale è pressoché assente”. Nel Mali, Frattini ha poi incontrato il presidente Amadou Toumani Touré, con il quale ha parlato dei quattro europei e dei due italiani rapiti il 18 dicembre e tenuti in ostaggio da Al Qaeda nel Maghreb islamico. Secondo un funzionario citato dall’Associated Press, “il Mali ha detto al suo ospite italiano che farà tutto il possibile per ottenere la loro liberazione”.

Giunto in Etiopia, dove ha incontrato il premier Meles Zenawi e il suo omologo Seyoum Mesfin, il capo della Farnesina ha discusso della precaria stabilità politica del Corno d’Africa e ha rilanciato i rapporti commerciali tra Roma e Addis Abeba. La sosta di oggi a Nairobi vedrà invece Frattini a colloquio con il presidente Mwai Kibaki, e nell’incontro si farà il punto sui progetti urbani, idrici e sanitari in atto: “La realizzazione positiva degli interventi della cooperazione italiana allo sviluppo – spiega l’ambasciatore italiano in Kenya, Pierandrea Magistrati – dimostra l’impegno dell’Italia nel contribuire a ridurre la povertà in questo paese”. La tappa egiziana del tour africano servirà infine a chiarire le posizioni italiane dopo le pesanti accuse di razzismo giunte proprio dal Cairo, in riferimento ai fatti di Rosarno.

A fare da sfondo alla settimana africana di Frattini resta la questione del terrorismo internazionale, tornato alla ribalta dopo il fallito attentato di Natale sul volo Amsterdam-Detroit. Insieme alla penisola arabica, anche l’Africa rappresenta un’importante frontiera per il network di Bin Laden: “È un territorio vergine dove è facile reclutare nuovi terroristi”, spiega il ministro al quotidiano “Avvenire”, “perché c’è povertà e disperazione”. La rete di Al Qaeda, continua Frattini, resta “il pericolo numero uno per l’Italia e per l’Europa”, e “il jihadismo nordafricano sarà il mostro da battere” in quanto vicino al nostro paese e abile ad infiltrarsi nelle rotte dell’immigrazione clandestina. “L’Europa – conclude il ministro – deve reagire unita”. Fondamentale, nella lotta, sarà proprio la collaborazione dei paesi visitati in questi giorni.

L'Occidentale