10 marzo 2010

Maledette piazze

Subito dopo il caos liste in Lazio e Lombardia, il Pd aveva una straordinaria opportunità: denunciare l’inettitudine del centrodestra per tutta la campagna elettorale, guadagnando credito agli occhi degli elettori. Lo ha fatto, per due o tre giorni. Poi, a fronte del decreto legge, ha ceduto chiamando tutti in piazza: peccato che così facendo l’intelligente Bersani sia stato sorpassato dalla follia dipietrista. Risultato: il Pd ha rischiato di buttare tutto il credito acquisito, in quanto il Pdl avrebbe avuto gioco (molto) facile ad accusare l’opposizione di lesa maestà nei confronti del Presidente della Repubblica.

Veniamo al Pdl, dunque. Dopo la pessima prova delle liste, il Cavaliere aveva trovato un modo per attaccare (a torto, ma non è questo il punto) l’opposizione: “manettari”, “andate dietro a Di Pietro”, “il Presidente della Repubblica non si tocca” sono solo alcuni degli slogan che avrebbe potuto utilizzare per descrivere la piazza del centrosinistra. L’errore del Pd, insomma, si era trasformato in un assist per Berlusconi, novello (e improbabile, ma non è questo il punto) difensore di Napolitano. Nella corsa al peggior errore politico dell’anno, però, il Pdl è riuscito a superare nuovamente il Pd. Come? Chiamando a sua volta gli elettori in piazza, il 20 marzo, in difesa del diritto al voto.

Agli occhi degli italiani, la piazza del Pdl potrebbe risultare un boomerang ben peggiore di quella del Pd (anche perché il Pdl manifesta 7 giorni dopo, e la tempistica conta). Andare in piazza dicendo di essere stati defraudati, diciamocelo, suona ridicolo anche per il più acceso sostenitore di Berlusconi. L’antipolitica monta, gli elettori – soprattutto i leghisti – sono incazzati neri: basta accedendere una radio, leggere qualche blog per rendersene conto. E attenzione a sopravvalutare i fantomatici “promotori della libertà”: le maratone oratorie messe in piedi a Roma dalla Polverini, a pochi giorni dalla prima bocciatura, erano desolatamente vuote.

La gente è stanca: vuole programmi, progetti. Si è rotta di liste, ricorsi, accuse. E anche lo scontro tra il bene e il male, l’amore e l’odio, francamente ha fatto il suo tempo. Un'altra manifestazione di fronte a quattro gatti, conlusa magari con un bel coretto collettivo (vedi la Polverini che canta Battisti, il punto più basso della campagna elettorale dopo la mancata consegna delle liste), sarebbe devastante. Non solo per il Pdl, ma per quel che resta della politica italiana.