
La crisi economica morde, la Grecia è sul baratro e anche l’Euro non se la passa troppo bene. In Afghanistan i talebani continuano a colpire. L’Iran se ne frega delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Il vulcano islandese erutta, paralizza gli aeroporti e chissà quando la smetterà. La marea nera nel Golfo del Messico devasta un ecosistema già piegato dall’uragano Katrina. In Russia, fare il giornalista è sempre più pericoloso. In Occidente, centinaia di giornali rischiano di chiudere i battenti. L’ombra della cricca si allunga sull’economia italiana. A Bangkok è guerra civile nelle strade. Un serial killer terrorizza Roma.
Basta così. Non male per iniziare la giornata, non trovate? Pensateci: giornali e notiziari assomigliano sempre più a un bollettino di guerra. Le cattive notizie imperano, il pessimismo cosmico serpeggia nelle redazioni. Le disgrazie, del resto, attirano lettori. Ma che fine hanno fatto le buone notizie? Sono davvero scomparse? Chi scrive pensa di no: le buone notizie esistono ancora, solo è diventato molto più difficile farle emergere dal mare della comunicazione globale. Eppure, di tanto in tanto, avremmo davvero bisogno di ascoltare qualche lieto evento...
“Buone notizie” è il titolo di questa rubrica. L’obiettivo, lo avrete capito, è chiaro: raccontare, periodicamente, qualcosa di bello. Potrà essere una notizia che riguarda tutti - aumento dell’occupazione, abbassamento delle tasse, miglioramento dei trasporti - o una storia particolare, capace di infondere un po’ di ottimismo in questi tempi bui. Sarà una rubrica agile, un semplice resoconto di eventi positivi. Un ago nel pagliaio del pessimismo, certo, ma capace di strappare un sospiro di sollievo. Questo, perlomeno, è ciò che speriamo.
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