25 giugno 2010

Cosa ha detto ieri il papà di Shalit

Sindaco di Roma Gianni Alemanno, ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio Renata Polverini, presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, presidenti delle organizzazioni ebraiche dei giovani e tutti presenti, buona sera.

Oggi, giovedi 24 giugno 2010, all’inizio dell’estate, nostro figlio Gilad è segregato ormai da quattro anni, 1460 lunghi giorni e 1460 notti di incubi, in una cantina di Hamas nella Striscia di Gaza. Gilad è stato rapito da terroristi palestinesi all’interno dei confini d’Israele, durante una missione militare pacifica in difesa delle zone nel sud di Israele. Gilad da quattro anni tenuto in isolamento, senza nessun contatto esterno, può vedere solo i suoi rapitori.

Sono quattro anni che alla Croce Rossa Internazionale, o a qualsiasi altra organizzazione umanitaria, è precluso di stabilire un contatto con Gilad, nonostante l’attuale attività delle organizzazioni umanitarie nella Striscia di Gaza. Da quattro anni Hamas viola e ignora la Convenzione di Ginevra.

Tiene prigioniero Gilad come un ostaggio per ricattare Israele; è una grave violazione del diritto internazionale e un grave crimine di guerra ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto di Roma.
L’11 marzo di quest’anno il Parlamento europeo a Strasburgo ha adottato a maggioranza una mozione, con la quale si chiede l’immediata liberazione di Gilad, nell’ambito di uno scambio tra detenuti, e di garantirgli i suoi diritti umani fondamentali, gli stessi che spettano a ogni essere umano in quanto tale.

La commissione del giudice Goldstone, nominata dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu a Ginevra, per svolgere un’inchiesta sugli eventi dell’operazione “Piombo fuso”, ha stabilito tra le altre sue conclusioni che per ragioni umanitarie Hamas deve rilasciare Gilad e che, fino alla sua liberazione, devono essere consentiti le visite da parte della Croce Rossa internazionale e un contatto continuo con i suoi familiari, così come stabilito dalla Terza convenzione di Ginevra.

All’inizio dell’anno il mediatore tedesco, inviato dal Cancelliere Angela Merkel, è riuscito, con molta fatica, a delineare una proposta per un accordo sullo scambio di detenuti, in base al quale Israele avrebbe rilasciato 1000 detenuti in cambio del rilascio di mio figlio Gilad. La proposta è stata costruita con la collaborazione delle due parti: la delegazione israeliana e quella di Hamas da Gaza.

Purtroppo ancora oggi Hamas continua a ignorare il diritto e le convenzioni internazionali e ignora anche gli appelli del Consiglio per i diritti umani dell’Onu e del Parlamento europeo per la liberazione di Gilad. Inoltre Hamas non è disposta ad accettare la generosa proposta tedesca per uno scambio di detenuti, proposta che Hamas stesso aveva collaborato a formulare.

Sono ormai quattro lunghi anni che nostro figlio Gilad, un giovane in carne e ossa, oggi ventiquattrenne, rivolge a noi il suo muto urlo, dai bui scantinati di Hamas, privi di sole e di vita. Un urlo muto ma che riecheggia e chiede una cosa soltanto: restituitemi la mia libertà, la libertà scippatami 4 anni fa.

Sono qui oggi a Roma, capitale d’Italia, una delle città principali, più antiche e importanti d’Europa e del mondo civile in generale, e faccio appello alla Comunità Internazionale e alla Comunità Europea in particolare: non dimenticate Gilad, cittadino europeo e cittadino onorario di Roma. Non dimenticatelo, così come Roma non lo dimentica.

Io chiedo ed esigo che la Comunità Internazionale, e in particolare la Comunità Europea, che ha saputo fare pressione sul governo israeliano per compiere dei passi di carattere umanitario nei confronti dei palestinesi di Gaza, possa compiere, con tutti i mezzo a sua disposizione, altrettanta pressione sui leader di Hamas per compiere un piccolo passo umanitario nei confronti di un suo cittadino – nei confronti di Gilad, la cui liberazione porterebbe al rilascio di centinaia di detenuti palestinesi. Anche il nostro tentativo di far recapitare a Gilad una nostra lettera attraverso la flottiglia di pacifisti, tre settimane fa, è fallito a causa del rifiuto da parte della stessa organizzazione umanitaria che aveva organizzato la flottiglia.

Chi pretende che siano rispettati i propri diritti, ha il dovere di rispettare i diritti degli altri, e non può continuare a ignorare il diritto internazionale e i diritti umani più basilari. Vorrei ringraziare a nome della nostra famiglia e di tutti gli amici di Gilad a tutti coloro che abbiano promosso e preso parte a questa emozionante serata. Prima di tutto al Benè Brith Giovani e all’ Unione dei Giovani Ebrei Italiani per aver ideato questa significativa iniziativa e, naturalmente, al Sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha dimostrato ancora una volta la sua sensibilità e l’impegno per la liberazione di Gilad. A Riccardo Pacifici il Presidente della Comunità Ebraica di Roma per il sostegno costante e per averci dato quella speranza, quella che oggi è una consapevolezza, di sapere che abbiamo una famiglia e anche a Roma. All’ autorità, qua presenti, che si sono impegnati alla lotta per la liberazione di Gilad.

E a voi, che siete venuti qua stasera per far sentire la vostra voce ed esprimere la vostra solidarietà con Gilad che ha vissuto al buio ben troppo a lungo. Grazie per tutti gli sforzi e la lotta costante per non dimenticare mai Gilad. Grazie di cuore.

Noam Shalit,