28 giugno 2010

Dov’è finita la rivoluzione liberale?

Sulla prima pagina del Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia attacca Berlusconi e il governo. Il giudizio è netto: "Il governo Berlusconi può vantare, al di là della gestione positiva della crisi economica, un elenco di risultati che dire insoddisfacente è dire poco". Si va da una Palermo coperta di rifiuti al lungo elenco di promesse mai mantenute (liberalizzazioni, grandi infrastrutture, termovalorizzatori, riforma fiscale e universitaria, ecc, ecc). La colpa, per Galli della Loggia, è in buona parte del premier:
Una tale inadempienza programmatica è il risultato [...] dell’incapacità di leadership da parte del premier. Nel merito dei problemi che non lo riguardano in prima persona Berlusconi, infatti, continua troppo spesso ad apparire incerto, assente, più incline ai colpi di teatro, alle dichiarazioni mirabolanti ma senza seguito, che ad una fattiva operosità d’uomo di governo. In questa situazione lo stesso controllo che egli dovrebbe esercitare sul proprio schieramento è diventato sempre più aleatorio.
Il finale non promette niente di buono: "Ad occupare il proscenio rimangono così, oltre l’eterno conflitto d’interessi del premier, solo i ministri ridicoli (Scajola) o impresentabili (Brancher), il giro degli avidi vegliardi delle Authority, le inutili intolleranze verso gli avversari". Dal 1994, la domanda è sempre la stessa: "Dov’è finita la rivoluzione liberale di cui il Paese ha bisogno?".

PS: Non sono solo gli editorialisti del Corriere della Sera a sparare sul Pdl. Sul tema, si vedano anche le critiche di due fondatori di Forza Italia, Antonio Martino e Marcello Pera.