23 giugno 2010

La vita straordinaria di Tony Pagoda

Allo Strega dovrà vedersela con Silvia Avallone, giovane promessa della scuderia Rizzoli, e probabilmente perderà. Ma Paolo Sorrentino la sua partita l’ha già vinta, dando corpo, anima e voce a un personaggio semplicemente straordinario. Lasciamo a lui la parola: “Niente, io sono uno di quelli che, per ingordi di etichette deficienti, viene definito un cantante da night. Però io non sono un’etichetta. Io sono un uomo”. L’uomo in questione è Tony Pagoda, protagonista di un romanzo - “Hanno tutti ragione” (Feltrinelli, 2010) - che segna l’esordio letterario del regista de “Il Divo”. Un esordio pazzesco.

Sina dalla prima pagina, lo scrittore lascia che a parlare sia il suo Tony. Ce lo ritroviamo subito in un camerino del Radio City Music Hall, nel dicembre del 1979, pronto a cantare di fronte a Frank Sinatra - e “se a Sinatra la voce l’ha mandata il Signore, allora a me, più modestamente, l’ha mandata San Gennaro”. Poche pagine dopo, è in una stanza d’albergo a pippare “delle strisce così lunghe che vedi l’inizio ma la fine no”, in compagnia di due prostitute: una portoricana e una nera, dai “seni altisonanti”. Prostitute e ladre, ma questa è un’altra storia. Ecco, bastano poche scene e questo Pagoda, per il lettore, è già un amico intimo.

“Hanno tutti ragione” racconta la storia intima di un crooner napoletano, dei suoi dolori, del suo passato fantastico - il solo apprendistato sessuale con la baronessa Fonseca vale il prezzo del biglietto - e del suo cupo futuro. C’è tanta Napoli, nelle pagine di Sorrentino, ma c’è anche il Brasile con i suoi orribili scarafaggi, compagni del nostro per diciotto lunghi anni. Ci sono curiosi personaggi e compagni di vita, da Alberto Ratto al maestro Mimmo Repetto. C’è, nell’ultima parte, un ritratto impietoso dell’Italia odierna, dei suoi salotti, dei suoi politici. E ogni pagina trasuda un italiano ricco, vero, a tratti sboccato, come se non se ne vedeva da tempo.

Una recensione a parte, poi, meriterebbero le lezioni di seduzione di Tony Pagoda. O le sue massime: perle di saggezza su Napoli (“Ci ha questo di brutto questa città, anche quando non hai fatto niente sei costretto a metterti sulla difensiva”), sulla vita quotidiana (“Che fine hanno fatto i televisori Telefunken? Si diceva che erano buoni”), sulla vita (“La bontà? Cose per gente a corto di altre prospettive più accattivanti”). Un libro nel libro, che lasciamo al piacere del lettore. Meglio concludere, allora, con un inchino a Sorrentino, e con un appello agli Amici della Domenica: fate la cosa giusta. E lo Strega datelo a Tony.

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