21 luglio 2010

Good News/ Watergate 2.0 – Un gel contro l’Aids – Cresce il fatturato industriale

A Washington, il giornalismo investigativo è più vivo che mai. Dana Priest e William Arkin del “Washington Post”, quotidiano celebre per aver ospitato l’inchiesta sul Watergate che portò alle dimissioni di Richard Nixon, hanno indagato per due anni sulla rete di agenzie di sicurezza private che lavorano per la Casa Bianca in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001. Per mettere in luce la fitta rete di intrecci tra politica e compagnie private, il quotidiano americano ha messo in campo tutti i mezzi tecnologici possibili: dalla carta stampata ai social network, passando per video e immagini interattive sul suo sito web. Una cosa è chiara: se un giorno i giornali non ci saranno più, serviranno sempre bravi giornalisti per produrre ottimi contenuti.

A Vienna, in occasione della Conferenza internazionale sull’Aids, sono stati presentati i risultati di una ricerca medica sudafricana (denominata Caprisa-004). Gli studiosi hanno scoperto che il rischio di infezione HIV per le donne può essere considerevolmente ridotto utilizzando un apposito gel vaginale. “Non abbiamo mai avuto uno strumento che permettesse effettivamente alle donne di proteggersi - spiega Bruce Walker, ricercatore dell’Harvard Medical School - Questa scoperta cambia davvero i giochi”. Secondo Catherine Hankins, dell’agenzia AIDS delle Nazioni Unite, siamo di fronte a un fato eccezionale: “Questo gel, in combinazione con la circoncisione maschile in zone dove l’infezione è generalizzata, può davvero migliorare la situazione”.

A Roma, l’Istat ha calcolato un incremento del fatturato dell’industria italiana pari all’8,9% (i dati fanno riferimento al rapporto tra maggio 2010 e maggio 2009; rispetto ad aprile 2010, l’incremento è del 3,2%). Buone notizie anche per i produttori di macchinari tessili, favoriti dalla crescente domanda dei paesi asiatici: secondo “Il Sole 24 Ore”, nei primi tre mesi del 2010 vi è stato un picco di vendite sul mercato cinese (+ 110%) e indiano (+ 78%). Sandro Salmoiraghi, presidente dell’associazione dei costruttori meccanotessili, spiega inoltre che il tessile cinese “sta sempre più puntando sulla sostenibilità, sulla riduzione del ‘carbon footprint’ e sul riutilizzo degli scarti tessili”: un’attenzione inedita alle tematiche ecologiche e ambientali, che lascia ben sperare per il futuro di altri settori industriali.

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