22 luglio 2010

Nick Clegg / “Illegale la guerra in Iraq”: bufera in Gran Bretagna

Il governo di coalizione inglese, interessante esperimento politico costituito dai conservatori di David Cameron e dai Libdem di Nick Clegg, è entrato per la prima volta nella bufera. Andava tutto bene, almeno apparentemente: ieri, però, è successo qualcosa di inaspettato. Complice la trasferta americana di Cameron, è toccato al vice primo ministro Clegg rispondere al consueto question time del mercoledì alla Camera dei Comuni. Pochi minuti, e arriva la prima gaffe: Clegg annuncia che presto il governo chiuderà il centro d’immigrazione Yarl’s Wood, celebre per “ospitare” diversi bambini. Le cose, però, non stanno esattamente così, e il Ministero dell’Interno ha dovuto pubblicare una nota ufficiale per chiarire che a chiudere sarà solo l’area riservata alle famiglie, e non tutto il centro.

Ma non è niente in confronto allo scambio di battute con Jack Straw, ministro degli Esteri laburista dal 2001 al 2006. Nick Clegg dice di essere felice “di spiegare tutto ciò che facciamo nel governo di coalizione”, e aggiunge: “Forse un giorno lei potrà spiegare il suo ruolo nella decisione più disastrosa che sia stata presa, cioè l’invasione illegale dell’Iraq”. Peccato che Clegg stesse parlando in qualità di vicepremier e a nome del governo, un governo in cui molti conservatori - tra cui David Cameron - hanno votato a favore dell’invasione irachena insieme ai laburisti di Tony Blair. “Le sue parole - commenta oggi The Independent - possono essere interpretate come un’ammissione ufficiale da parte della Gran Bretagna che l’azione militare intrapresa sette anni fa era illegale”.

Chiuso il dibattito alla Camera, l’ufficio di Clegg tenta una marcia indietro: “Il vice primo ministro ha espresso il suo storico punto di vista sulla legalità del conflitto iracheno”, esprimendo un’opinione personale. La gravità delle affermazioni, però, resta. Come spiega al Guardian Philippe Sands, docente di Legge al University College di Londra, “una dichiarazione pubblica da parte di un ministro in parlamento potrebbe richiamare l’attenzione di una corte internazionale, interessata a capire se se la guerra fosse o meno legale”. Cameron, attraverso il portavoce di Downing Street, ha preso le distanze dalle affermazioni del suo vice: forse, però, gli converrà tornare presto a Londra. Almeno prima del prossimo question time.

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