28 luglio 2010

Saviano su Vanity

Vanity Fair mette Saviano in copertina: all'interno, un'intervista di Silvia Nucini all'autore di Gomorra. Come sempre, non mancano le polemiche. Commentando l'inchiesta sulle infiltrazioni mafiose al Nord Italia, Saviano dice: "La Lega ci ha sempre detto che certe cose al Nord non esistono, ma l'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia racconta una realtà diversa. Dov'era la Lega quando questo succedeva negli ultimi dieci anni laddove ha governato? E perché, adesso non risponde?". La Lega risponde con Castelli, e ci va giù pesante: "Saviano è accecato e reso sordo dal suo inopinato successo e dai soldi che gli sono arrivati in giovane età. Unica sua scusante rispetto alle sciocchezze che dice sulla Lega è che, quando noi combattevamo contro la sciagurata legge del confino obbligatorio che tanti guai ha portato al nord, aveva ancora i calzoni corti".

Seconda (eterna) questione, i rapporti dell'autore con l'editore (il gruppo Mondadori). Saviano: "Resterò in Mondadori e Einaudi fino a quando le condizioni di libertà saranno garantite fino in fondo, anche per non lasciare alla proprietà di decidere i libri e le prospettive culturali di una casa editrice che ha una storia gloriosa. La casa editrice sino a ora è stata di chi ha fatto i libri: editor, ufficio stampa, redattori. È ovvio che dopo l'attacco di Marina Berlusconi per me molto è cambiato. Devo valutare molti fattori: quanto la proprietà incide sulle scelte, quanto permetterà ancora che ci sia libertà e su alcuni libri si possa continuare a puntare". Marina Berlusconi risponde così: "La mia famiglia controlla la principale casa editrice italiana da vent'anni, e la Mondadori, anche se Saviano evoca inesistenti quanto impossibili contrapposizioni tra 'buoni' e 'cattivi', è esattamente quello che abbiamo sempre voluto che fosse: la migliore e la più concreta dimostrazione di come noi Berlusconi intendiamo e interpretiamo il mestiere dell'editore. Un mestiere che si fonda su alcuni valori irrinunciabili: il rispetto di tutte le opinioni, la liberta' di espressione, il pluralismo".

Ma Saviano cosa pensa, oggi, di Gomorra? "È un libro che non rinnego, lo riscriverei, ma sarei falso se le dicessi che lo amo. Perché mi ha tolto tutto: io volevo solo diventare uno scrittore. A centomila copie ero felicissimo, mi pubblicano importanti case editrici straniere e mia madre dice che in quei giorni sembrava che volassi, io non mi ricordo niente. Chiamo mio fratello e gli dico: 'Ho i soldi dell’anticipo, compriamoci la moto'. La sognavamo da tanto tempo una moto. Poi arrivano la scorta, le minacce. Io volevo essere quello di prima. Mi è scoppiato tutto in mano. Mio fratello non posso più incontrarlo in mezzo alla gente perché nessuno sappia che faccia ha".