22 settembre 2010

Così Olmert sta facendo tremare i piani alti della politica mediorientale

Per settimane, in tutta Europa, si è parlato dell’attesissima autobiografia dell’ex-premier britannico Tony Blair, Un viaggio, edita in Italia da Rizzoli. Se i giudizi dell’autore sul collega Gordon Brown hanno creato parecchio scompiglio negli ambienti politici inglesi, la giustificazione della guerra irachena ha portato in piazza molti cittadini, decisi a contestare ogni uscita pubblica dell’attuale inviato del Quartetto per il Medio Oriente. La novità è che Blair può consolarsi, perché da qualche giorno anche intorno all’autobiografia dell’ex-premier israeliano Ehud Olmert sta montando un certo scandalo, in patria e in Medio Oriente. Olmert, lo ricorderete, è stato primo ministro d’Israele dal 2006 alla fine del 2008, quando - indagato per corruzione - ha annunciato le proprie dimissioni, per poi lasciare definitivamente l’incarico all’inizio del 2009.

L’ex-premier ha governato per un lasso di tempo relativamente breve, eppure ha moltissimo da raccontare. Dopo aver preso il posto di Ariel Sharon, Olmert - leader del partito centrista Kadima - ha aperto il suo mandato con la guerra del Libano del 2006 e l’ha chiuso con l’operazione “Piombo Fuso” a Gaza, passando indenne sotto il fuoco di una commissione d’inchiesta militare e le richieste di dimissioni da parte di compagni del suo stesso partito, Tzipi Livni su tutti. Ecco perché le sue memorie, comunque la pensiate, saranno un successo: “Ho deciso di scrivere le cose esattamente come sono, senza modificarle in un senso o nell’altro”, ha dichiarato l’autore, e stando alle anticipazioni pubblicate dal quotidiano “Yedioth Ahronoth” (il cui editore pubblicherà anche il libro) c’è da credergli.

Chi ha letto le bozze dell’autobiografia spiega che Olmert si è concentrato soprattutto su questioni diplomatiche, dai rapporti con gli altri leader mondiali al conflitto israelo-palestinese. Il libro, però, è anche l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, magari attaccando quello che è stato il suo peggior alleato (o, se volete, il suo Gordon Brown): Ehud Barak, leader del partito laburista e ministro della Difesa (oggi come allora). I rapporti tra i due non sono mai stati idilliaci: nel maggio 2008, per citare il caso più clamoroso, Barak si presentò in conferenza stampa per chiedere le dimissioni del primo ministro a fronte delle accuse di corruzione che porteranno Olmert, di lì a poco, ad abbandonare l’incarico e a covare un risentimento che ci porta dritti alle accuse contenute nella biografia.

Chi ha già letto le memorie di Olmert rivela che Barak, nel 2006, avrebbe preteso il ministero della Difesa, nonostante all’epoca non fosse in politica e quel posto fosse già predisposto per l’allora leader dei laburisti Amir Peretz. Secondo quanto pubblicato da “Yedioth Ahronoth”, Olmert definisce Barak “un ministro della Difesa deludente”, “logorroico”, “offensivo e rude”, “incapace di prendere decisioni” e soggetto a colpi di sonno nel corso delle riunioni. L’accusa più grave, però, riguarda la sua condotta nel corso dell’operazione “Piombo Fuso” a Gaza: Olmert, spiegano alcune fonti, racconta che Barak ha trattato in solitaria la cessazione delle ostilità alle spalle del governo. “Barak avrebbe incontrato ministri degli Estri stranieri per trattare il cessate il fuoco - racconta un lettore ad 'Haaretz' - all’insaputa di Olmert e del consiglio dei ministri”.

Le reazioni, in casa laburista, non sono state tenere. Il portavoce di Barak spiega che “le patetiche affermazioni di Olmert non sono degne di una replica”, mentre Weizman Shiri - segretario generale del partito - accusa l’ex-premier di mettere in pericolo la sicurezza nazionale: “Ho ricevuto chiamate di persone che conoscono Olmert, e mi hanno detto che ha davvero esagerato. Parla di incontri top-secret, e mi sembra che Anat Kamm (una giornalista israeliana accusata di aver trasmesso documenti segreti durante il servizio militare, ndr) sia agli arresti domiciliari per molto meno”. Secondo Shiri, Olmert avrebbe inoltre scelto di pubblicare le anticipazioni proprio mentre Barak si trovava negli Stati Uniti, impedendogli di rispondere prontamente. Contro Olmert si scaglia anche l’organizzazione per il buon governo Ometz, che accusa l’ex-premier di aver rivelato segreti di Stato.

Nel bel mezzo delle polemiche, si scopre però che Barak ha il potere di bloccare la pubblicazione di parte dell’autobiografia: insieme a Yaakov Neeman (Giustizia) e Avigdor Lieberman (Esteri), il leader laburista è infatti uno dei tre ministri preposti al vaglio delle opere pubblicate da ex-funzionari di Stato. È presto per dire come andrà a finire, ma certo Olmert non smetterà di parlare. Domenica, alla Conferenza di Ginevra, l’ex-premier ha stupito tutti con un altra “rivelazione”: nel corso del suo mandato, gli Stati Uniti erano pronti ad accogliere 100.000 rifugiati palestinesi. “Se l’accordo fosse andato in porto - ha detto Olmert - avrebbe cambiato la mappa del mondo e dell’intero Medio Oriente”. Affermazioni subito smentite dell’ex-funzionario statunitense Elliott Abrams, secondo cui Bush non ha mai vagliato l’ipotesi: senza contare, “come tutti sanno alla Casa Bianca, che nessun presidente potrebbe prendere una simile decisione”.

L'Occidentale