09 novembre 2010

Vieni via con me/ Buona la prima del duo Fazio-Saviano, che straccia anche il Grande Fratello


7.6 milioni di spettatori, 25.48% di share. La puntata d’esordio di “Vieni via con me” (Rai Tre), l’atteso programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano, ha fatto il boom di ascolti battendo persino il “Grande Fratello” (Canale 5) che si ferma al 20%. L’avvio, devo dirlo, non mi ha convinto: Fazio e i suoi ospiti, una precaria e una suora, leggono elenchi un po’ stereotipati sulle definizioni storiche degli italiani, sui lavori giovanili e sulle motivazioni per cui è giusto costruire una moschea a Torino. Poi arriva Saviano e parla della fabbrica del fango, occupandosi prima dei casi Boffo e Montecarlo (criticando insomma contro “Il Giornale”) e poi di Giovanni Falcone. “Vieni via con me” decolla qui, quando l’autore di “Gomorra” fa quello che sa fare meglio: raccontare la storia di chi ha combattuto le mafie senza smancerie, denunciando l’isolamento pauroso di cui Falcone è stato vittima per tutta la vita. Solo con Capaci, con il tritolo e la morte, i vecchi nemici hanno fatto dietrofront, e Falcone è diventato l’eroe nazionale. Ma era ormai troppo tardi.

Con Nichi Vendola, leader di Sinistra Ecologia Libertà, tornano le liste: notevole quella letta da Saviano, che - tra creme abbronzanti sotto il sole e ombrelli sotto l’acqua - snocciola i comportamenti da evitare se non volete essere considerati omosessuali nel napoletano. A domanda diretta di Fazio, che ne pensi della frase “meglio guardare le belle donne che essere gay”?, Vendola risponde con stile: “Meglio essere felici”. Qui arriva il momento più atteso, lo show di Roberto Benigni: la prima parte è un lungo monologo, incentrato su Berlusconi, e strappa più di un sorriso (ma il comico ha fatto di meglio); la seconda parte, forse il momento più alto e coraggioso della serata, è invece un appello diretto a Francesco Schiavone detto Sandokan: “Se devi uccidere Saviano fallo con un libro, scrivi un libro anche tu. Ma possibile che uno che ha scritto un libro sia condannato a morte? Sandokan Schiavone, ma scrivi un libro pure te!”. Applausi, e anche Benigni esce di scena.

La chiusura del programma è affidata all’elenco dei motivi per cui è sbagliato tagliare i fondi alla cultura. “La cultura - spiega il maestro Claudio Abbado - arricchisce sempre. È contro la volgarità e permette di distinguere tra bene e male. È lo strumento per giudicare chi ci governa. La cultura è libertà, di espressione e di parola”. Ma la cultura è anche salvifica: “Sono stati la musica e i miei figli che mi hanno aiutato a guarire dalla malattia. Io credevo che fosse finita, invece sono ritornato a vivere”. Prima del balletto finale, Saviano torna al centro del palco con la bandiera italiana: è il momento dell’unità nazionale, e delle critiche un partito - la Lega - che ha strumentalizzato l’idea federalista di Cattaneo. “Dividere l’Italia è un’idiozia”, osserva lo scrittore, perché “se il Paese si spezza diventa debole, diventa periferia di altri paesi e di altre economie. Rompere l’unità, oggi, significa perdere l’idea che siamo un popolo che può decidere per sé”. A lunedì prossimo con nuovi ospiti, nuovi racconti, nuove polemiche e - auspicio personale - meno elenchi.

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