05 novembre 2010

Escort e festini/ Tra mafia e servizi stranieri, spunta la teoria del complotto

Che sia l’influenza dell’ultimo romanzo di Umberto Eco, giunto ormai alla terza ristampa? Il protagonista, del resto, è un incallito falsario, un agente segreto e un complottista. No, probabilmente si tratta di una coincidenza. Fatto sta che da ieri la teoria del complotto aleggia anche sulle ultime vicissitudini del presidente del Consiglio. A lanciare il sasso nello stagno è lo stesso Berlusconi, quando - parlando dei successi conseguiti dal ministero dell’Interno nella lotta alla criminalità - spiega: “Per la prima volta si profila la possibilità di sconfiggere per sempre la piaga della mafia e della criminalità organizzata. I colpi che infliggiamo ci fanno dire che nessuno oggi può escludere che alcune cose che accadono siano vendette della malavita”. “Alcune cose che accadono”, dice Berlusconi, senza scendere nello specifico, ma la mente di chi ascolta corre inevitabilmente allo scandalo Ruby, alle indagini di Milano e Palermo e ai guai che si profilano all’orizzonte.

Questa mattina la teoria del complotto campeggiava sulla prima pagina del “Giornale”. Occhiello: “Il sospetto del Cavaliere”. Titolo: “Le escort ubbidiscono alla mafia”. Sommario: “Bugiarde, piene di problemi familiari, facilmente manovrabili: le protagoniste del sexy-gate forse usate dalla malavita per vendetta”. Alessandro Sallusti, nell’articolo di apertura, si chiede “chi ha armato e pilotato la nuova stagione delle escort”, e scrive: “Resta inspiegabile come, annunciate da un tam tam dietro le quinte dei palazzi della politica e delle procure, spuntino escort come funghi”. Chi è, insomma, il burattinaio? “La mafia, dice Berlusconi, per vendicarsi dei colpi subiti da questo governo”. Possibile, ma ci sono altre ipotesi: secondo Sallusti a tenere in ostaggio il governo non sarebbero tanto le escort, quanto Gianfranco Fini, “che non riesce a decidere a chi vendersi e a quale prezzo”. Cosa leghi poi l’indecisione dei finiani al profluvio delle escort, limite mio, non l’ho capito.

C’è poi “Il Messaggero”, con un retroscena a firma Marco Conti. Secondo il quotidiano romano, è “sul comportamento di alcune intelligence d’Oltreoceano che il presidente del Consiglio si è interrogato nei giorni scorsi”. La mafia di cui ha parlato Berlusconi, continua Conti, non sarebbe quella italiana, “ma quella a suo tempo esportata negli Stati Uniti”: potrebbe darsi, dunque, che “molti dei recenti guai del Cavaliere” derivino “da quei rapporti ‘border-line’ tra 007 stranieri ed esponenti di organizzazioni criminali”. A insospettire il premier sarebbero inoltre “le recenti critiche dell’amministrazione Usa ad alcune iniziative che dovrebbero regolare strumenti importanti nella lotta al crimine”. La tesi del complotto, del resto, sarebbe stata avallata ieri anche dal ministro degli Esteri Franco Frattini, che citando il caso dei rifiuti di Napoli ha sostenuto che “nel mondo c’è una rete di nemici dell’Italia che vogliono il male dell’Italia”.

Su “La Stampa”, Jena ci scherza su e scrive: “La replica della mafia: ‘Noi ci occupiamo di cose serie’”. Ma al di là delle battute, quando si tirano in ballo i complotti terrei sempre presente il rasoio di Occam, secondo cui “a parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire”. Applicato alle escort italiane, il principio mi porta ad evidenziare quanto segue: per quanto riguarda i servizi segreti esteri, e nello specifico quelli americani, è probabile che di questi tempi abbiano altro a cui pensare (terrorismo internazionale, minacce alla sicurezza nazionale, guerra in Afghanistan, ecc); per quanto riguarda la mafia, invece, è probabile che le escort si muovano da sole: sono ragazze intelligenti, e hanno scoperto che raccontare di festini ad Arcore e in Sardegna (in molti casi, ne sono sicuro, inventando tutto di sana pianta) in termini mediatici rende molto più di una partecipazione al Grande Fratello. Sì, spesso “la spiegazione più semplice è da preferire".

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