15 dicembre 2010

Person of the Year/ TIME incorona Mark Zuckerberg

La concorrenza era agguerrita: il movimento dei Tea Parties, che ha rivoluzionato la politica statunitense a due anni dall’elezione di Barack Obama; i minatori cileni, eroi della cronaca internazionale; Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, che certo non ha bisogno di presentazioni. Niente da fare: per il 2010 “Time” ha assegnato l’ambito titolo di “Persona dell’anno” a un ragazzino americano di 26 anni. Il perché lo spiega ai lettori Richard Stengel: “Per aver messo in contatto più di mezzo miliardo di persone e per aver mappato le loro relazioni (cosa che non era mai stata fatta); per aver creato un nuovo modo di scambiare informazioni, che è diventato allo stesso tempo indispensabile e (qualche volta) un po’ spaventoso; e, infine, per aver cambiato il modo in cui viviamo le nostre vite in modo innovativo e perfino ottimistico”. Ecco, per tutti questi motivi “Mark Elliot Zuckerberg è la persona dell’anno 2010 secondo la rivista Time”.

Ha vinto Zuckerberg, e con lui ha vinto Facebook: una scommessa nata pochi anni fa nel dormitorio di Harvard, per diventare in pochi anni un fenomeno incontenibile. Lev Grossman, che firma l’articolo dedicato a Zuckerberg sull’ultimo numero di “Time”, ricorda che nel corso del 2010 il social network “ha raggiunto quota 550 milioni di utenti”: in altri termini, un abitante della terra su dodici ha un account su Facebook. Spiega Grossman che “in meno di sette anni, Zuckerberg ha messo insieme un dodicesimo dell’umanità in una singola rete, creando così un’entità sociale grande quasi il doppio degli Stati Uniti”. Il tutto è nato come un gioco, ma presto “si è trasformato in qualcosa di reale, qualcosa che ha cambiato il modo in cui gli esseri umani si relazionano l’uno con l’altro”. Se l’ex-studente di Harvard è la persona dell’anno 2010 è perché – piaccia o no – “siamo entrati nell’era di Facebook, e Mark Zuckerberg è la persona che ci ha portati qui”.

È così: Julian Assange non se la prenda, ma quest’anno sulla copertina più attesa di “Time” non poteva che esserci Zuckerberg. Un anno fa c’era ancora chi vedeva in Facebook una moda passeggera, un passatempo: oggi gran parte di quelle persone hanno un profilo, guardano le foto dei propri amici, chattano, scherzano, discutono e si informano su Facebook. Tra non molto, dal network di Zuckerberg potremo telefonare e ricevere ogni tipo di messaggio proveniente dal cellulare o dai nostri account di posta elettronica. Quest’anno, poi, mi sono reso conto di un’altra cosa: per gli adolescenti di oggi Facebook rappresenta ciò che per noi è stato il cellulare, qualcosa di ovvio e irrinunciabile. Altro che moda: col passare del tempo, l’invenzione di Mark Zuckerberg diventerà sempre più una rivoluzione globale nel modo di comunicare. Ci sarà un prima e un dopo Facebook, per tutto: dalle chiacchiere al corteggiamento.

Tornando al protagonista dell’anno, nel 2010 Zuckerberg è stato protagonista anche al cinema in “The Social Network”, il film di David Fincher dedicato a Facebook e agli anni della fondazione. Le polemiche non sono mancate, perché la sceneggiatura è basata sulle memorie dell’ex-miglior amico di Zuckerberg Eduardo Saverin: peccato che i due abbiano litigato, fuori e dentro i tribunali, e il Mark del film risulti antipatico, egoista e incapace di relazionarsi con gli altri. Ma è davvero così? Secondo Lev Grossman, “la verità è che Zuckerberg non è alienato, e non è solitario. Tutto il contrario. Lui ama essere circondato dalle persone. Non ha costruito Facebook per poter avere una cita sociale come tutti noi. Lo ha fatto perché voleva che tutti noi avessimo la sua”. Forse la verità sta nel mezzo, ma poco importa: “Time” non celebra la simpatia e il buon cuore, celebra i rivoluzionari. Zuckerberg ha cambiato la nostra vita, e continuerà a farlo. Punto.

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