13 gennaio 2011

La Consulta boccia parte del legittimo impedimento

I giudici della Corte Costituzionale – riuniti dalle 9.30 di questa mattina per deliberare sull’ammissibilità del legittimo impedimento – avrebbero “posto diversi paletti alla legge nata per mettere temporaneamente al riparo il premier Berlusconi dalla ripresa dei suoi tre processi (Mills, Mediaset e Mediatrade)”. Le previsioni della vigilia, secondo quanto anticipato dall’Ansa, sarebbero state rispettate: a passare è la linea del compromesso tra bocciatura e accettazione integrale della legge 51 del 2010. La Consulta, in particolare, avrebbe bocciato il comma 4 dell’art.1 e parte del comma 3: saranno dunque i giudici, e non Palazzo Chigi, a valutare gli impedimenti opposti dal premier; i giudici, infine, avrebbero fornito un’interpretazione del comma 1, ritenendolo legittimo a patto che “il giudice possa valutare l’indifferibilità della concomitanza dell’impegno con l’udienza”, nel quadro di un “ragionevole bilanciamento tra esigenze della giurisdizione, esercizio del diritto di difesa e tutela della funzione di governo, oltre che secondo un principio di leale collaborazione tra poteri”.

Riprenderanno dunque i tre processi sospesi in attesa della decisione della Consulta. Sul fronte giudiziario il premier è implicato nel processo Mills, dove è imputato per corruzione in atti giudiziari in concorso con l’avvocato inglese (già condannato in primo e secondo grado, e prescritto in Cassazione), nel processo riguardante i diritti tv Mediaset, dove è imputato per frode fiscale, e nel processo Mediatrade, in cui è accusato di appropriazione indebita e frode fiscale. Come hanno spiegato i giornali in questi giorni, i procedimenti dovrebbero ripartire da zero a causa del trasferimento dei giudici che si occupavano dei casi: al di là del legittimo impedimento, dunque, in tutti e tre i casi si fa sempre più probabile la prescrizione.

Molte le reazioni alla delibera della Corte Costituzionale. Mentre Donatella Ferranti, capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, spiega che “la Consulta smonta l’impianto della legge e ne mostra l’inutilità”, il Popolo Viola esulta: una delegazione guidata da Gianfranco Mascia ha stappato una bottiglia di spumante per festeggiare. Dalle fila di Fli, Giuseppe Consolo nota come “dopo questa decisione esce vittorioso il ruolo dei giudici su quello dei politici”. Molto critico è invece Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del Pdl: “Ponzio Pilato sarebbe stato più audace nel manifestare il proprio giudizio. I giudici della corte hanno deciso che sul legittimo impedimento sarà il magistrato a decidere”. Secondo Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, “la decisione della Corte Costituzionale non avrà ripercussioni su un Premier che per tre volte in tre anni è stato scelto dalla maggioranza degli italiani”.

Lo stesso Silvio Berlusconi, ieri a Berlino, ha detto di essere totalmente indifferente al verdetto della Consulta e ha ricordato di aver giurato la propria innocenza sulla testa di figli e nipoti. Meno indifferenti sono gli uomini a lui vicini: spicca, in particolare, lo sfogo del ministro Sandro Bondi, secondo il quale “siamo di fronte al rovesciamento dei cardini della nostra Costituzione e dei principi fondamentali di ogni ordine democratico”. Oggi, continua Bondi, “la Consulta ha stabilito la superiorità dell’ordine giudiziario rispetto a quello democratico, rimettendo nelle mani di un magistrato la decisione ultima in merito all’esercizio della responsabilità politica e istituzionale".

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