30 agosto 2011

Il codice McCartney

Paul McCartney è morto in un incidente automobilistico all’alba del 9 novembre 1966, dopo un litigio con gli altri membri della band. I Beatles, sconvolti, decidono di insabbiare tutto: improvvisamente smettono di esibirsi dal vivo, entrano in studio di registrazione con un sosia e infarciscono gli album successivi - a partire da “Sgt. Pepper’s Lonely Heart’s Club Band” - di indizi che puntano tutti nella stessa direzione: Paul è morto, Paul Is Dead.

La più grande leggenda metropolitana della storia del rock viene alla luce pubblicamente solo tre anni più tardi: la sera del 12 ottobre 1969 un dj di Detroit racconta di aver ricevuto una telefonata da parte di un ragazzo, convinto che McCartney sia passato a miglior vita e che i suoi compagni non stiano facendo niente per nasconderlo. Anzi, ogni disco successivo al ‘66 non sarebbe che una conferma dell’incredibile teoria.

Per una volta anche la scienza corre in aiuto dei complottisti. Nell’agosto 2009, l’edizione italiana di Wired ha dato grande spazio alcuni studi compiuti su una vasta gamma di fotografie di McCartney da parte di Gabriella Carlesi, anatomopatologa ed esperta nel riconoscimento craniometrico, e Francesco Gavazzeni, esperto di informatica. Il risultato è sorprendente: anche al netto di eventuali interventi di chirurgia plastica, il Paul che compare nelle immagini scattate prima del 1966 non è la stessa persona immortalata nelle fotografie dal 1967 a oggi.

Paul è morto, dunque? Ma come avrebbero fatto i Beatles a trovare un sostituto - così bravo, così somigliante - nel giro di poco tempo? A complicare il tutto, poi, ci si mette anche Bettina Krishbin, una ragazza tedesca che sostiene di essere figlia illegittima di McCartney: il test di paternità ha dato esito negativo, è vero, ma allora perché Paul ha pagato per anni gli alimenti alla madre? Possibile che il vero padre sia morto il 9 novembre 1966, in un incidente d’auto?

A queste domande provano a rispondere Fabio Andriola e Alessandra Gigante nel libro Il codice McCartney, edito da Rizzoli. In 250 pagine gli autori raccontano dal principio il fenomeno Paul Is Dead, senza tralasciare alcun dettaglio: gli indizi nascosti nelle copertine e nei testi delle canzoni, le famose registrazioni “al contrario”, le analisi antropometriche delle fotografie del Beatle, le testimonianze di Bettina Krishbin e della madre, convinta di aver generato una figlia con il vero Paul mentre la band, ancora alle prime armi, sbarcavano il lunario ad Amburgo.

E la soluzione dell’enigma? A chi sostiene che Paul è morto e agli scettici che rifiutano ogni prova, anche la più evidente, “Il codice McCartney” suggerisce una terza via, forse la più razionale, che qui è bene non svelare. Ai curiosi non resta che immergersi nella lettura di un libro che si rivelerà sorprendente per i neofiti e ricco di nuove spunti anche per chi, da anni, va ripetendo che Paul Is Dead.

Fabio Andriola e Alessandra Gigante, Il codice McCartney, Rizzoli 2011
pp. 252, € 17.90

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