09 marzo 2013

Luca Ricolfi è (giustamente) sconcertato

Difficile trovare un articolo definitivo sullo stato del Pd dopo le elezioni, ma quello pubblicato ieri su La Stampa a firma di Luca Ricolfi ci si avvicina molto. Il sociologo è sconcertato dagli otto punti con cui Bersani pensa di imbarcare i grillini in un governo:
Sono sconcertato perché, più li leggi e li ascolti, più ti accorgi che nei dirigenti del Pd nulla, ma proprio nulla è cambiato dopo il voto. Non sono cambiati gli slogan, non sono cambiati i programmi, non sono cambiati gli atteggiamenti. Non sono cambiati i rituali, non sono cambiati i ragionamenti, non è cambiato il linguaggio. Non c’è nessuna idea veramente nuova. Solo tanta supponenza, e una completa incapacità di capire come si viene percepiti dagli altri. Questi dirigenti dimostrano, con il loro modo di parlare e di atteggiarsi, di non avere la minima idea di come la gente li vede. Se potessero entrare anche solo per qualche minuto nei nostri cervelli avrebbero uno shock: scoprirebbero che non solo non li apprezziamo, non solo li troviamo irritanti, ma siamo semplicemente increduli.
Votare Grillo, secondo Ricolfi, era l'unico modo rimasto agli italiani per dare un segnale forte alla classe politica. Vero. Ma "il vincitore tecnico delle elezioni, il Pd di Bersani, si sta mostrando del tutto incapace di recepire quel segnale. E il programma in 8 punti varato l’altro ieri nella direzione del Pd ne è purtroppo l’amara testimonianza scritta":
Gli “8 punti” di Bersani grondano di leggi, norme, misure, piani, revisioni e rivisitazioni su tutto e su tutti: “misure per la tracciabilità”, “rivisitazione delle procedure di Equitalia”, “revisione degli emolumenti”, “legge sui partiti”, “legge sulla corruzione”, “norme efficaci sul voto di scambio” “norme sui conflitti di interesse”, “norme contro il consumo del suolo”, “norme sulle unioni civili”, “norme sull’acquisto della cittadinanza”, “contrasto all’abbandono scolastico”, “piano bonifiche per lo sviluppo delle smart grid”. Ma a chi parlate? E che cosa credete di comunicare, se non la vostra pretesa di occuparvi un po’ di tutto, e quindi la nostra certezza che finirete per combinare ben poco?
P.S. Con Matteo Renzi, per la prima volta, il Pd aveva trovato un politico capace di comunicare in modo semplice e diretto. Personalmente mi è venuto un colpo, uno o due giorni prima del voto, quando ho scaricato il programma di Ambrosoli per la Regione Lombardia: sono 80 pagine, scritte fitte-fitte, e spesso incomprensibili. Ecco, l'esperienza dell'Unione di Prodi - con il suo programma di 300 pagine - non ha insegnato nulla alla sinistra italiana. Maroni ha detto semplicemente "Prima il Nord" e "Teniamo il 75% delle tasse in Lombardia": concetti chiari, diretti. E ha vinto.