27 giugno 2013

Una confraternita di intellettuali asessuati

Di questo libro hanno detto che la scrittura è troppo piatta. Che certi dialoghi sono banali e stereotipati. Che Joel Dicker non ha alcun talento letterario. Sarà. Di sicuro possiede talento narrativo. Il talento letterario consiste nel trasformare le parole in opera d’arte, ma quello narrativo nel trasformare in opera d’arte la vita. Per questo è molto più raro. 
Dicker ce l’ha. Con precisione svizzera (d’altronde è svizzero), dissemina per settecento pagine una serie impressionante di trappole e bugie che negli ultimi capitoli verranno rovesciate una dopo l’altra, rivelandoci l’essenza autentica dei personaggi. Sarebbe come se si scoprisse che Berlusconi organizzava le sue cene eleganti perché era segretamente innamorato di Emilio Fede e voleva fondare con lui una confraternita di intellettuali asessuati.
Massimo Gramellini,
a proposito de La verità sul caso Harry Quebert