Dopo il freddo incontro con il presidente russo Vladimir Putin, Olmert può finalmente tirare un sospiro di sollievo. La visita del premier israeliano a Mosca è stata infatti seguita da quelle a Parigi e a Londra, dove Israele ha trovato sinceri alleati nella corsa contro la proliferazione nucleare dell'Iran. Sostegno, da parte del presidente francese Sarkozy e del primo ministro inglese Brown, è giunto anche sul fronte delle delicate trattative israelo-palestinesi in vista della conferenza sul Medio Oriente di Annapolis.
L'incontro tra Olmert e Sarkozy ha avuto luogo lunedì a Parigi. I due non si erano mai incontrati prima, ma la sintonia era evidente: Olmert, al termine dell'incontro, ha dichiarato che il presidente francese "è amico sincero e vero dello Stato d'Israele e del popolo ebraico". Secondo il portavoce dell'Eliseo, David Martinon, i due leader avrebbero parlato dell'attuale situazione in Medio Oriente – con un occhio puntato alla conferenza organizzata dagli Stati Uniti nel Maryland, prevista per fine novembre – oltre che della questione iraniana: entrambi si sono trovati d'accordo nel definire "inaccettabile" che il presidente Ahmadinejad si doti della bomba atomica.
I toni e l'accoglienza riservati a Olmert dall'Eliseo sono ben diversi da quelli usati dal Cremlino. Nicolas Sarkozy ha inoltre esibito una maggiore vicinanza agli israeliani di quanto avesse mai fatto il suo predecessore, Jacques Chirac: un altro segno del riavvicinamento al neopresidente francese all'asse Stati Uniti-Israele.
Stando a quanto hanno dichiarato alcuni funzionari presenti al colloquio, riguardo alla questione palestinese Sarkozy avrebbe detto ad Olmert che "tanto gli israeliani quanto i palestinesi dovrebbero avere un proprio Stato", ma a quel punto i rifugiati dovranno stabilirsi in Palestina: "Non è ragionevole da parte palestinese chiedere sia un nuovo stato che il ritorno dei rifugiati in Israele". Il presidente francese è passato poi ad alcuni consigli pratici per andare incontro alle richieste di Abu Mazen, sottolineando che "il rilascio dei prigionieri (da parte di Israele, ndr) è stato molto importante".
Sarkozy ha poi parlato della sua vicinanza allo Stato di Israele - definito un "miracolo" e "evento maggiormente significativo del ventesimo secolo" -: "Secondo alcuni io sosterrei Israele perché mio nonno era ebreo, ma non è una questione personale. Israele introduce diversità e democrazia in Medio Oriente". Cruciale, per il presidente francese, è la sicurezza degli israeliani: "La sicurezza di Israele è una chiara linea rossa, che non può essere oggetto di negoziati. È una condizione inviolabile, sulla quale non transigeremo mai".
Massima soddisfazione, per Olmert, anche sul fronte iraniano: la convergenza franco-israeliana, su questo punto, è totale. Il premier israeliano ha dichiarato di non aver discusso di un possibile attacco militare, lasciando spazio però a tutte le altre possibili misure. I due si sono trovati d'accordo sulla necessità di nuove sanzioni, e Sarkozy si sarebbe impegnato a farsi carico della questione in sede Onu. Parlando con i giornalisti francesi dopo il meeting con Sarkozy, Olmert ha dichiarato che "dobbiamo ostacolare gli uomini d'affari iraniani, finché la classe che gestisce l'economia iraniana non farà qualcosa contro il regime".
Lasciata la Francia, Olmert è atterrato ieri a Londra per incontrare il premier Gordon Brown: anche in questo caso, si è trattato del primo incontro tra il premier israeliano e il successore di Tony Blair - ora inviato del quartetto (Usa, Ue, Russia e Onu) in Medio Oriente. Quanto a sintonia con gli israeliani, rispetto a Parigi, Londra non è stata da meno: assoluta, ancora una volta, la sintonia sul dossier iraniano. Forte, poi, il sostegno e l'interessamento inglese sulle trattative in vista di Annapolis.
Durante la conferenza stampa seguita all'incontro privato, Gordon Brown ha assicurato che seguirà la Francia nel sostegno all’imposizione di maggiori sanzioni contro il regime di Ahmadinejad, tanto in seno alle Nazioni Unite quanto in ambito europeo. "È evidente che siamo pronti a sostenere nuove sanzioni contro l'Iran", ha detto il premier inglese, che ha continuato rimarcando chiaramente che "non supporteremo le ambizioni nucleari di quel paese". Esattamente l'opposto, viene da pensare, di quanto ha recentemente dichiarato Putin, aperto sostenitore del nucleare iraniano per "scopi civili". Brown ha chiarito poi l'importanza, e l'efficacia, delle sanzioni economiche: "Le sanzioni hanno un effetto. Hanno già un impatto importante, ma non è sufficiente. Dovrebbero essere incrementate". Già, ma quanto? Quanto basta perché "l'Iran rinunci al suo programma atomico". Brown non si è invece espresso sulla possibilità di un attacco militare, sottolineando ancora una volta la necessità di concentrarsi sulle misure economiche.
Anche con Brown, poi, Olmert ha discusso delle recenti trattative - ad oggi in alto mare - in vista di un documento congiunto da presentare ad Annapolis sul tavolo della conferenza. Tanto Brown quanto Sarkozy, in quanto membri del G8, prenderanno parte al meeting. Brown ha ascoltato, ha consigliato e poi, sulla scia di quanto aveva fatto il segretario di stato statunitense Condolezza Rice, ha messo le mani avanti: sul summit di Annapolis, ha lasciato intendere il premier, non bisogna farsi troppe illusioni. Le distanze tra israeliani e palestinesi restano ancora incolmabili: Brown e Sarkozy, come la Rice, lo sanno bene.
Da un punto di vista diplomatico, il viaggio di Olmert è stato un successo. Certo, il sostegno di Sarkozy e di Brown era scontato: ma sentirselo dire in faccia, e con tanto calore come ha fatto il presidente francese, è tutta un'altra cosa. Soprattutto dopo le recenti dichiarazioni di Putin, durante il meeting sul Mar Caspio. Cosa resta dopo il viaggio europeo di Olmert? Resta il sostegno, e la spinta a fare tutto il possibile, in vista della questione palestinese. Resta, infine, il sostegno incondizionato a Israele (e, tra le righe, agli Stati Uniti) nel complicato braccio di ferro contro l'Iran.
Ieri pomeriggio, Ali Larijani e Said Jalili - vecchio e nuovo moderatore per il nucleare iraniano - si sono incontrati a Roma con Javier Solana, responsabile Esteri dell'Unione Europea. Ma dall'Iran, la voce del presidente Ahmadinejad ha tappato la bocca ai suoi emissari: "Siamo per il dialogo ma non negozieremo con nessuno il nostro diritto ad avere l'energia nucleare. Siamo noi che dovremmo dettare le condizioni, non qualcun altro". Per Brown, Olmert e Sarkozy ci sarà molto da lavorare.
L'incontro tra Olmert e Sarkozy ha avuto luogo lunedì a Parigi. I due non si erano mai incontrati prima, ma la sintonia era evidente: Olmert, al termine dell'incontro, ha dichiarato che il presidente francese "è amico sincero e vero dello Stato d'Israele e del popolo ebraico". Secondo il portavoce dell'Eliseo, David Martinon, i due leader avrebbero parlato dell'attuale situazione in Medio Oriente – con un occhio puntato alla conferenza organizzata dagli Stati Uniti nel Maryland, prevista per fine novembre – oltre che della questione iraniana: entrambi si sono trovati d'accordo nel definire "inaccettabile" che il presidente Ahmadinejad si doti della bomba atomica.
I toni e l'accoglienza riservati a Olmert dall'Eliseo sono ben diversi da quelli usati dal Cremlino. Nicolas Sarkozy ha inoltre esibito una maggiore vicinanza agli israeliani di quanto avesse mai fatto il suo predecessore, Jacques Chirac: un altro segno del riavvicinamento al neopresidente francese all'asse Stati Uniti-Israele.
Stando a quanto hanno dichiarato alcuni funzionari presenti al colloquio, riguardo alla questione palestinese Sarkozy avrebbe detto ad Olmert che "tanto gli israeliani quanto i palestinesi dovrebbero avere un proprio Stato", ma a quel punto i rifugiati dovranno stabilirsi in Palestina: "Non è ragionevole da parte palestinese chiedere sia un nuovo stato che il ritorno dei rifugiati in Israele". Il presidente francese è passato poi ad alcuni consigli pratici per andare incontro alle richieste di Abu Mazen, sottolineando che "il rilascio dei prigionieri (da parte di Israele, ndr) è stato molto importante".
Sarkozy ha poi parlato della sua vicinanza allo Stato di Israele - definito un "miracolo" e "evento maggiormente significativo del ventesimo secolo" -: "Secondo alcuni io sosterrei Israele perché mio nonno era ebreo, ma non è una questione personale. Israele introduce diversità e democrazia in Medio Oriente". Cruciale, per il presidente francese, è la sicurezza degli israeliani: "La sicurezza di Israele è una chiara linea rossa, che non può essere oggetto di negoziati. È una condizione inviolabile, sulla quale non transigeremo mai".
Massima soddisfazione, per Olmert, anche sul fronte iraniano: la convergenza franco-israeliana, su questo punto, è totale. Il premier israeliano ha dichiarato di non aver discusso di un possibile attacco militare, lasciando spazio però a tutte le altre possibili misure. I due si sono trovati d'accordo sulla necessità di nuove sanzioni, e Sarkozy si sarebbe impegnato a farsi carico della questione in sede Onu. Parlando con i giornalisti francesi dopo il meeting con Sarkozy, Olmert ha dichiarato che "dobbiamo ostacolare gli uomini d'affari iraniani, finché la classe che gestisce l'economia iraniana non farà qualcosa contro il regime".
Lasciata la Francia, Olmert è atterrato ieri a Londra per incontrare il premier Gordon Brown: anche in questo caso, si è trattato del primo incontro tra il premier israeliano e il successore di Tony Blair - ora inviato del quartetto (Usa, Ue, Russia e Onu) in Medio Oriente. Quanto a sintonia con gli israeliani, rispetto a Parigi, Londra non è stata da meno: assoluta, ancora una volta, la sintonia sul dossier iraniano. Forte, poi, il sostegno e l'interessamento inglese sulle trattative in vista di Annapolis.
Durante la conferenza stampa seguita all'incontro privato, Gordon Brown ha assicurato che seguirà la Francia nel sostegno all’imposizione di maggiori sanzioni contro il regime di Ahmadinejad, tanto in seno alle Nazioni Unite quanto in ambito europeo. "È evidente che siamo pronti a sostenere nuove sanzioni contro l'Iran", ha detto il premier inglese, che ha continuato rimarcando chiaramente che "non supporteremo le ambizioni nucleari di quel paese". Esattamente l'opposto, viene da pensare, di quanto ha recentemente dichiarato Putin, aperto sostenitore del nucleare iraniano per "scopi civili". Brown ha chiarito poi l'importanza, e l'efficacia, delle sanzioni economiche: "Le sanzioni hanno un effetto. Hanno già un impatto importante, ma non è sufficiente. Dovrebbero essere incrementate". Già, ma quanto? Quanto basta perché "l'Iran rinunci al suo programma atomico". Brown non si è invece espresso sulla possibilità di un attacco militare, sottolineando ancora una volta la necessità di concentrarsi sulle misure economiche.
Anche con Brown, poi, Olmert ha discusso delle recenti trattative - ad oggi in alto mare - in vista di un documento congiunto da presentare ad Annapolis sul tavolo della conferenza. Tanto Brown quanto Sarkozy, in quanto membri del G8, prenderanno parte al meeting. Brown ha ascoltato, ha consigliato e poi, sulla scia di quanto aveva fatto il segretario di stato statunitense Condolezza Rice, ha messo le mani avanti: sul summit di Annapolis, ha lasciato intendere il premier, non bisogna farsi troppe illusioni. Le distanze tra israeliani e palestinesi restano ancora incolmabili: Brown e Sarkozy, come la Rice, lo sanno bene.
Da un punto di vista diplomatico, il viaggio di Olmert è stato un successo. Certo, il sostegno di Sarkozy e di Brown era scontato: ma sentirselo dire in faccia, e con tanto calore come ha fatto il presidente francese, è tutta un'altra cosa. Soprattutto dopo le recenti dichiarazioni di Putin, durante il meeting sul Mar Caspio. Cosa resta dopo il viaggio europeo di Olmert? Resta il sostegno, e la spinta a fare tutto il possibile, in vista della questione palestinese. Resta, infine, il sostegno incondizionato a Israele (e, tra le righe, agli Stati Uniti) nel complicato braccio di ferro contro l'Iran.
Ieri pomeriggio, Ali Larijani e Said Jalili - vecchio e nuovo moderatore per il nucleare iraniano - si sono incontrati a Roma con Javier Solana, responsabile Esteri dell'Unione Europea. Ma dall'Iran, la voce del presidente Ahmadinejad ha tappato la bocca ai suoi emissari: "Siamo per il dialogo ma non negozieremo con nessuno il nostro diritto ad avere l'energia nucleare. Siamo noi che dovremmo dettare le condizioni, non qualcun altro". Per Brown, Olmert e Sarkozy ci sarà molto da lavorare.
L'Occidentale