17 novembre 2007

Viaggio nella Milano che chiede elezioni anticipate

Diecimila gazebo sparsi in tutta la penisola, mille solo in Lombardia. Gli azzurri di Milano sono fortunati: fa molto freddo, ma il sole splende e la gente per la strada si sofferma volentieri a parlare con i volontari di Forza Italia e poi a firmare per chiedere di andare quanto prima ad elezioni anticipate. Obiettivo nazionale: cinque milioni di firme. E Milano, baluardo del centro-destra, si presenta questo week-end come il centro propulsore della protesta dei cittadini del Nord stanchi di questo governo. Votare è semplice: basta recarsi in uno dei gazebo, che abbondano nel centro città così come nelle province limitrofe, versare un euro e mettere la propria firma per chiedere di andare subito al voto.

Il viaggio nella Milano che chiede le urne non può che cominciare da Piazzale Cadorna, principale porta d'accesso alla città. Responsabile del gazebo è Giuseppe, per il quale la raccolta delle firme sta andando molto bene: "Ieri abbiamo raccolto intorno alle 400 firme, oggi contiamo sul passaggio pomeridiano della gente che uscirà per fare compere e quindi l'affluenza sarà maggiore". Già da oggi – ma soprattutto domenica, con l'arrivo in Piazza San Babila del Cavaliere – il centro nevralgico della raccolta firme sarà spostato verso piazza Duomo: in tutta la città, comunque, i gazebo sono sessanta (tra centro e periferia). Ma cosa dice la gente che va a firmare? "Sono tutti contenti dell'iniziativa, sono stanchi di questo governo – dice Giuseppe –. Forse ci si aspettava qualcosa in più dalla Finanziaria, solo che Prodi dorme, dorme anche quando è sveglio, quindi…".Tra i votanti, qualche pentito di centro-sinistra? "Il malcontento è enorme, quindi ce ne saranno tantissimi che hanno cambiata idea: hanno voluto prendere una strada nuova, ma era meglio quella vecchia: l'iniziativa è estesa a tutti, destra come sinistra".

Ci spostiamo allora verso il centro città, e prima di arrivare in piazza Duomo ecco il gazebo di largo Cairoli dove Edoardo Brambilla, pensionato, ha appena firmato. Quali sono i maggiori problemi di questo governo? "Tutti, se ne deve andare: non fa niente". L'identikit del governo, secondo il signor Brambilla – che di esperienza sulle spalle ne ha parecchia – è il seguente: "Sono culo e camicia coi poteri forti, e basta. Con le banche, con le assicurazioni, con le multinazionali". Ma approvata la finanziaria, il futuro non è così limpido: "Io spero che cada presto, ma è dura. Le firme possono essere importanti, ma loro se ne fregano". Ma il gazebo dove ha votato, in due ore, ha raccolto più di duecento firme: a preoccupare di più i votanti, secondo le due volontarie, sono sicuramente le tasse. Obiettivo di largo Cairoli? "Io esagero: mille firme".

Ed eccoci in Piazza Duomo, vicini all'epicentro dell'iniziativa. Da qui parte corso Vittorio Emanuele II, e qui hanno il loro gazebo i giovani di Forza Italia. Parliamo con Filippo Fasulo, vicecoordinatore dei giovani azzurri milanesi: "La raccolta sta andando molto bene, siamo qui da stamattina: è venuta un sacco di gente e i moduli sono già quasi tutti riempiti". La frangia giovanile del partito si sta però dando da fare da giorni: "Abbiamo cominciato qualche giorno fa davanti alle università: tra i giovani universitari, un successo strepitoso. C'era una coda mai vista". Cosa non va in Prodi, secondo i più giovani? "Prodi dà l'idea che non ci sia un futuro, perché le sue politiche spaventano un po' tutti i nostri ragazzi: sia per la sicurezza, sia per le prospettive di lavoro così come per l'andamento economico". Da qui il dissenso: "Molti si lamentano e fanno la gara: quando diciamo 'Ragazzi, una firma contro Prodi' corrono qua, sembrerebbe un'esagerazione ma è proprio così".E l'approvazione della finanziaria non ha intimorito nessuno: secondo Filippo è stata una delusione, ma "il malcontento è talmente forte che non ha fermato nessuno: il nuovo significato delle firme è andare avanti cercando di mandare giù il governo Prodi".

Lasciati i giovani, un gazebo di grande successo, arriviamo in Piazza San Babila, epicentro del malcontento diffuso tra gli azzurri milanesi. Solo ieri qui sono state raccolte duemila firme, questa mattina settecento. A farci da guida, qui, è Stefano Pellitteri – assessore dei servizi civici di Milano –, attento testimone "Sta andando molto bene, sicuramente questa proposta ha un appeal intrinseco che non rende neanche troppo necessarie le grida promozionali: la gente si avvicina e ha voglia, evidentemente, di firmare" dice l'assessore, che chiarisce le idee anche riguardo i possibili delusi del centrosinistra che vorrebbero archiviare l'esperienza Prodi: "Basta fare un po' di conti: i sondaggi parlano chiaro, c'è stata un'erosione del consenso di Prodi che non può non aver interessato anche la sua area. Evidentemente la gente capisce il fallimento di un modello politico, ma soprattutto che questo governo è ormai in grado di fare soltanto danni". Sui motivi di maggior scontento dell'elettorato azzurro, Pellitteri ha le idee chiare: "Sicuramente la sicurezza in questi giorni è uno dei temi più sentiti, e si ricollega direttamente a un problema di degrado: se facciamo un'analisi strettamente statistica, negli ultimi dieci anni c'è stato un calo della criminalità, ma il degrado molto forte porta a una situazione di insicurezza". E tra i maggiori problemi di sicurezza, sicuramente l'immigrazione incontrollata: "Quando vedi in città torme di persone che non si capisce cosa facciano, e sicuramente non lavorano, è chiaro che la percezione diventa molto ansiogena". Poi c'è la pressione fiscale: "Aumentata per tutti, non solo per i professionisti: si chiede un sacrificio agli italiani e non si vede in cambio assolutamente nulla".

Pellitteri, come tutti gli intervistati, è conscio del fatto che non saranno queste firme a causare lo scioglimento delle camere. Il significato dell'iniziativa, dunque, si riversa soprattutto sul dopo-Prodi: "Avere un avallo forte da parte dei cittadini, rispetto al fatto che si vuole tornare alle urne senza più perdere tempo, ha un suo significato". Un significato da far valere sul tavolo delle trattative, quando ci sarà da decidere se tornare al voto o dar vita ad un governo istituzionale.

La risposta di Milano alla chiamata di Berlusconi sembra aver confermato le attese. Milano, storico baluardo del centrodestra così come la Lombardia, si pone allora in prima fila nel richiedere un repentino cambio di rotta: venerdì e sabato, a incanalare il malcontento, tutti i volontari che hanno sfidato il freddo a suon di caffè per raccogliere le adesioni. Domenica pomeriggio, poi, a scendere in campo – o meglio, in piazza San Babila alle 16.00 – sarà il Cavaliere in persona: per ringraziare i suoi e per tirare la volata finale.

L'Occidentale