04 gennaio 2009

La Fallaci, Golda Meir e Piombo fuso

A più di trent'anni dalla prima pubblicazione, Intervista con la storia di Oriana Fallaci ha ancora molto da dire. Può essere utile, ad esempio, rileggersi l'intervista al primo ministro israeliano Golda Meir: siamo nel 1972. Sentite qui: "Io credo che la guerra nel Medio Oriente durerà ancora molti, molti anni. E le dico perchè. Per l'indifferenza con cui i capi arabi mandano a morire la propria gente, per il poco conto in cui tengono la vita umana, per l'incapacità dei popoli arabi a ribellarsi e dire basta. [...] Alla pace con gli arabi si potrebbe arrivare solo attraverso una loro evoluzione che includesse la democrazia. Ma ovunque giro gli occhi e li guardo, non vedo ombra di democrazia. Vedo solo regimi dittatoriali. E un dittatore non deve rendere conto al suo popolo di una pace che non fa. Non deve rendere conto neppure dei morti".

A questo punto, la Meir mostra alla Fallaci cinque volumi: "Raccolgono la fotografia e la biografia di ogni soldato e di ogni soldatessa morti alla guerra. Ogni singola morte, per noi, è una tragedia. A noi non piace fare le guerre: neppure quando le vinciamo. Dopo l'ultima, non c'era gioia per le nostre strade. Non c'erano danze, né canti, né feste. E avrebbe dovuto vedere i nostri soldati che tornavano vittoriosi. Erano, ciascuno, il ritratto della tristezza. Non solo perchè avevano visto morire i loro fratelli, ma perchè avevano dovuto uccidere i loro nemici. Molti si chiudevano in camera e non parlavano più. [...] Proprio il contrario degli arabi".

Siamo nel 1972, dicevamo. Quasi quarant'anni fa. Oriana Fallaci chiede alla Meir quali territori siano cedibili ai palestinesi. Gerusalemme? "No. Mai. Gerusalemme no. Gerusalemme mai". Il West Bank? "Su questo punto, in Israele, vi sono differenze di opinione. Dunque è possibile che si sia pronti a negoziare sulla West Bank" (oggi è territorio palestinese, ndr). E poi, la domanda che più ci interessa: "E Gaza? Rinuncereste a Gaza, signora Meir?". Risposta: "Io dico che Gaza deve, dovrebb'essere parte di Israele. Sì, la mia opinione è questa. La nostra, anzi". Nel 2006, Ariel Sharon impone il ritiro unilaterale da Gaza: nel giro di pochi mesi, quella terra diventa la base per lanci di razzi quotidiani contro il Sud di Israele.

La Fallaci passa poi ai capi terroristi palestinesi: ieri di Fatah, oggi di Hamas. Che ne pensa la Meir? "Penso, semplicemente, che non siano uomini. Io non li considero nemmeno esseri umani, e la peggiori cosa che si possa dire di un uomo è che non è un essere umano. E' come dire che è un animale, no?". E poi, l'Europa: anche il nostro amato Continente, in questi decenni, sembra cambiato ben poco. "Finoggi c'è stata troppa tolleranza che, mi permetta di dirlo, ha le sue radici in un antisemitismo non spento. Ma l'antisemitismo non si esaurisce mai nella sofferenza degli ebrei e basta. La storia ha dimostrato che l'antisemitismo, nel mondo, ha sempre annunciato sciagure per tutti. Si incomincia col tormentare gli ebrei e si finisce col tormentare chiunque".

Si potrebbe continuare a lungo, con le citazioni. Si potrebbe - dovrebbe - rileggere anche l'intervista seguente: quella a Yassir Arafat. Ma una cosa è certa: in tutti questi anni, è cambiato ben poco. Dove prima c'era Fatah, oggi c'è Hamas. I terroristi che si nascondevano in Libano, oggi sono a Gaza. Ma l'Occidente continua, imperterrito, a sottovalutare le ragioni di Israele. Ed è per questo che nel 2002 Oriana Fallaci, che con gli israeliani non è mai stata tenera, ha sentito il bisogno di scrivere queste parole: "Però sto con Israele, sto con gli ebrei. Ci sto come ci stavo da ragazzina cioè al tempo in cui combattevo con loro, e le Anne Marie morivano fucilate. Difendo il loro diritto ad esistere, a difendersi, a non farsi sterminare una seconda volta"