12 gennaio 2009

Solo la sconfitta di Hamas riaprirà il processo di pace

Il "Corriere della Sera" intervista il giurista americano Alan Dershowitz, docente ad Harvard e grande esperto del conflitto israelo-palestinese.

«Israele potrebbe vincere oggi, se lo volesse. Invece per motivi etico-morali ha scelto di usare una forza militare sproporzionatamente debole a Gaza». Alan Dershowitz, il giurista americano docente di Harvard autore di The Case for Peace: How The Arab-Israeli Conflict Can Be Resolved torna a difendere le ragioni dello Stato ebraico. «Israele ha preferito andare coi guanti di velluto perché vuole minimizzare le morti tra i civili. Al suo posto, ogni altro Paese avrebbe raso al suolo Gaza».

Come fa ad esserne sicuro?

«Guardi cosa hanno fatto i russi in Cecenia, i francesi in Algeria, gli inglesi a Dresda e gli americani in Giappone dopo Pearl Harbor. Ma come al solito il mondo s'aspetta una reazione diversa da Israele».

Come lo spiega?

«Israele è l'ebreo tra le nazioni e il mondo lo tratta come storicamente ha trattato gli ebrei. Con un doppio standard. Ma nessun Paese può permettere al nemico di giocare alla roulette russa con la vita dei propri figli».

Come andrà a finire?

«L'obiettivo è chiaro: bisogna disarmare Hamas, impedendole di usare la sua tattica che consiste nel terrorizzare i civili israeliani, costringendo Israele a reagire, per poi nascondersi dietro i civili palestinesi, chiamando le tv per mostrare i bambini morti. Purtroppo i media fanno il gioco dei terroristi ».

Cosa pensa della recente polemica tra Vaticano e Israele?

«Il Vaticano deve stare molto attento a sollevare l'Olocausto perché certe analogie servono solo a riaprire antiche ferite sulla responsabilità di Pio XII nella Shoah. E infatti c'è stata la marcia indietro».

L'Amministrazione Obama deve trattare con Hamas?

«Se abbiamo negoziato con mafiosi, serial killer e Ku Klux Klan possiamo e dobbiamo parlare con Hamas. Però bisogna prima decidere a quale livello e con quali condizioni. Hamas deve prima riconoscere il diritto di esistere di Israele».

Molti hanno criticato il silenzio di Obama su Gaza.

«Balle. Obama non è stato criticato per il suo silenzio ma perché non ha detto ciò che molti volevano sentirgli dire. L'estrema sinistra lo critica per non aver condannato Israele e i gruppi pro-Israele per non averla difesa. Quando Obama avrà giurato, la guerra sarà finita».

Cosa pensa della recente risoluzione Onu sul conflitto?

«Che Israele non è tenuta ad osservare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza in quanto unico Paese al mondo che non ne ha mai fatto parte. Non puoi essere legato a un'istituzione che ti esclude. Il Consiglio di Sicurezza è un club privato che discrimina gli ebrei».

L'America di Obama continuerà ad essere amica di Israele?

«Tutte le scelte lo dimostrano anche se all'Onu ha messo un'ambasciatrice che mi preoccupa, Susan Rice, la quale dovrà comunque rendere conto a Hillary Clinton. Avrei preferito Richard Holbrooke».

Cosa ci riserva il futuro?

«La cosa migliore che può capitare ai palestinesi è che Israele metta Hamas k.o. Potrebbero così tornare a parlare di pace con Israele, riesumando la soluzione che Arafat rifiutò nel 2001».

Alessandra Farkas
(C) Corriere della Sera