Su "Repubblica", il poeta del tennis Gianni Clerici ricorda il suo primo Wimbledon: l'arrivo a Londra sulla 500, la pioggia incessante, e la prima partita. "Il mio avversario era un vecchio jugoslavo, uno che avevo già battuto facilmente in Costa Azzurra. Un giocatore ancor più mediocre di me, accompagnato, mi sorpresi, da due tipi dall'aria militaresca": "Mancai netto una delle prime palle. Ne colsi qualcuna quando ormai avevo perduto i due primi set". Il finale è tutto un programma: "La mia prima avventura a Wimbledon si concluse così, un povero ragazzo zoppicante, che si reggeva al braccio di un'anziana signora e del suo vincitore. Seguito, questi, lo capii più tardi, dai suoi carcerieri dell'ambasciata".
Ma oltre alla sua prima avventura sull'erba più famosa del mondo, Clerici ricorda anche quello che di Wimbledon scrisse un grande autore italiano, Giorgio Bassani: "Disse una volta Giorgio Bassani, in visita a Wimbledon, che l'intera vicenda gli ricordava un pellegrinaggio. L'oggetto di culto in fondo, era in qualche modo complementare alla fede, la fede e il culto tanto intessuti che si faticava a distinguerli. E, forse, di distinguerli non era nemmeno il caso".