02 febbraio 2010

Berlusconi parlerà alla Knesset perché è "un grande amico" di Israele

“Così imponente, con tutti questi ministri, ricordo una sola missione: quella di De Mita, quando agli Esteri c’era Andreotti, nel 1987”: le parole di Avi Pazner, già ambasciatore a Roma e consigliere del governo israeliano, chiariscono l’importanza della spedizione italiana in Israele. Intervistato dal Corriere della Sera, il diplomatico spiega che “questa è la visita del nostro grande amico europeo” e che “l’onore di parlare davanti alla Knesset è stato riservato a pochi, negli ultimi anni: Bush, Sarkozy, Angela Merkel”. Ecco perché l’arrivo di Berlusconi trova in questi giorni grande spazio sulle pagine dei giornali israeliani, a partire dalla lunga intervista al premier pubblicata domenica da “Haaretz”.

Se è consuetudine che un grande giornale intervisti un leader straniero alla vigilia di un viaggio di Stato, meno scontato è che Berlusconi abbia scelto Haaretz – foglio di riferimento della sinistra israeliana – come interlocutore privilegiato. E non a caso, tra i tanti temi toccati dal premier italiano, Haaretz ha titolato mettendo in luce le critiche agli insediamenti in Cisgiordania: osservazioni in fondo scontate, che accomunano tutti gli amici occidentali di Israele. Pochi giorni prima, comunque, Haaretz aveva già dedicato a Berlusconi un lungo ritratto a firma Sefi Hendler: “Il Cavaliere è un leader con uno stile unico”, si legge nell’articolo, “estroverso e per alcuni estremo”. E su un punto, conclude Hendler, sostenitori e oppositori saranno d’accordo: Berlusconi è una figura unica nel panorama dei primi ministri italiani del dopoguerra.

Con un editoriale intitolato “Ascoltare le parole di un amico”, Haaretz è tornato ieri sul contenuto dell’intervista domenicale. Il senso dell’articolo è chiaro: se a criticare gli insediamenti israeliani è Berlusconi – un uomo che “ha supportato questo paese e ha visitato Gerusalemme, anche mentre altri leader europei criticavano aspramente le politiche israeliane” – allora di quelle critiche bisognerebbe tenere conto. Il messaggio più importante lanciato dal premier italiano, sempre secondo Haaretz, riguarda la leadership: “Berlusconi crede che il raggiungimento della pace richieda leader coraggiosi”, e così Netanyahu dovrebbe “instancabilmente cercare la pace con la Siria, e spiegare agli israeliani che il congelamento degli insediamenti è solo il primo passo verso la fondazione di uno Stato palestinese”. Così, commenta il giornale, “la pensa il suo miglior amico europeo”.

Più variegata è la copertura del viaggio diplomatico offerta dal quotidiano conservatore “Jerusalem Post”. L’agenda dei colloqui tra i due premier e i ministri è al centro di un articolo di Yaakov Katz e Herb Keinon, i quali si soffermano in particolare sulla questione iraniana: secondi fonti della Difesa, a Berlusconi e La Russa verranno illustrate le ultime relazioni dell’intelligence sullo sviluppo dei missili balistici di Teheran. Il premier italiano, continuano i giornalisti, dovrebbe poi fare pressione sul ministro della Difesa Barak perché Israele acquisti l’M-346, aereo militare di fabbricazione italiana, al posto del coreano T-50. La scelta del velivolo italiano da parte dell’aeronautica israeliana potrebbe aprire le porte ad ulteriori vendite internazionali.

Il “Post” pubblica anche due articoli fra cronaca e colore. Greer Fay Cashman racconta i preparativi per lo sbarco della delegazione italiana all’hotel King David di Gerusalemme, che resta la sistemazione preferita di “teste coronate, capi di Stato e capi di governo”. Gli italiani, spiega Cashman, hanno prenotato circa 200 stanze, che è poi “il numero di stanze prenotate sia per Sarkozy che per la Merkel, e i loro rispettivi entourage”: insomma, anche questa volta per lo staff dell’hotel ci sarà da lavorare. Sul fronte culturale, Rebecca Anna Stoil racconta invece che “sette schizzi originali del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci sono usciti per la prima volta dall’Italia, e saranno esposti alla Knesset in onore della visita del premier Berlusconi”.

Del viaggio italiano trattano infine anche le pagine di economia. Sul quotidiano finanziario “Globes”, Merav Ankori sintetizza gli accordi di cooperazione economica e scientifica che verranno definiti in questi giorni: tra le aziende italiane al centro dei progetti compaiono i nomi di Telecom, Fiat, Finmeccanica e Magneti Marelli. Se il clima generale per gli incontri diplomatici e commerciali è ottimo, l’unica ombra che grava sul nostro paese sembra essere il rapporto con l’Iran: nel 2009, scrive “Israel National News”, l’Italia è diventata “il più grande partner commerciale di Teheran nell’Unione Europea”. Secondo Avi Pazner, anche di questo si dovrà parlare: nella speranza che Roma segua l’esempio di Angela Merkel, la quale ha recentemente tagliato le attività della Siemens in Iran.

L'Occidentale