11 luglio 2010

Sherlock Holmes non abita più a Londra

In origine era Auguste Dupin, investigatore francese frutto dell’ingegno di Edgar Allan Poe e protagonista de I delitti della Rue Morgue (1841). Poi sono venuti gli altri, da Sherlock Holmes - “il suo sguardo era acuto e penetrante; e il naso sottile aquilino conferiva alla sua espressione un’aria vigile e decisa”, scrive Arthur Conan Doyle - al belga Hercule Poirot, che tra gli anni venti e trenta proietta Agatha Christie nell’Olimpo dei “giallisti”. Senza dimenticare, ovviamente, il buon Ian Fleming, che nel 1952 - anno di pubblicazione di Casino Royale - inaugura la saga di James Bond, agente 007 con licenza di uccidere. L’evoluzione del genere non si è mai fermata, fino all’esplosione dei thriller contemporanei - con tutti i sottogeneri che ne conseguono - firmati tra gli altri da Scott Turow, Ken Follett, John Grisham, Patricia Cornwell o Jeffery Deaver. Parliamo di storie e personaggi molto diversi, di detective e poliziotti, di serial killer e avvocati senza scrupoli. Ma Edgar Allan Poe e i bestseller degli anni novanta hanno una cosa in comune: il poliziesco, giallo o thriller che dir si voglia, è sempre stato un affare angloamericano, uscito da penne londinesi e newyorchesi.

Da qualche tempo, però, le cose non stanno più così. Alexandra Alter, in un lungo articolo pubblicato dal “Wall Street Journal”, osserva come “una certa hacker svedese, con un tatuaggio a forma di drago, abbia aperto la strada a un’ondata di thriller internazionali”. L’hacker in questione è Lisbeth Salander, eroina della trilogia Millennium di Stieg Larsson, un uomo che - con 40 milioni di copie vendute, 6 solo negli Stati Uniti - ha imposto la penisola scandinava come nuova patria del thriller mondiale. Inutile dire che per gli editori americani, abituati a pubblicare scrittori nazionali e a vendere diritti di traduzione dall’Europa all’Asia, si è trattato di un bel colpo. “Danny Baror, che vende diritti per conto di oltre 100 autori americani, dice che le sue vendite hanno registrato un calo del 25% in Germania, e del 15% in Francia e Italia”, spiega la Alter nel suo articolo, e il motivo è che “in quei paesi gli editori si stanno concentrando sempre più su autori locali”. E non a caso, per Baror, il mercato peggiore è diventato quello scandinavo, “dove le vendite sono calate del 90% dal 2000 a oggi”: perché acquistare romanzi americani, chiedono gli editori, quando in Svezia e Norvegia abbondano emuli di Larsson?

Ma il punto è che anche i lettori americani hanno scoperto i thriller stranieri, e pochi giorni fa lo stesso Stephen King - su “Entertainment Weekly” - ha consigliato la trilogia di Larsson in vista delle vacanze estive. Editori e talent scout statunitensi, dunque, non possono che guardare fuori dei confini nazionali: “Se le grandi case editrici hanno per lungo tempo snobbato i libri tradotti, oggi molti si rivolgono ad agenti internazionali per commissionare traduzioni, monitorare le classifiche di vendita d’oltreoceano e accaparrarsi i vincitori dei premi letterari europei ed asiatici”. La Scandinavia, ovviamente, la fa da padrona, ma gli editori guardano già oltre, alla caccia del nuovo Stieg Larsson sudafricano, nigeriano, turco, giapponese (come Shuichi Yoshida, di cui si dice un gran bene) o - perché no - italiano (la piccola Bitter Lemon Press, per dirne una, sta facendo buoni affari con i romanzi di Gianrico Carofiglio). Sul piano teorico, l’evoluzione in atto è chiara: le traduzioni funzionano bene in tutto il mondo, in quanto i giallisti applicano temi e stili locali a strutture narrative codificate in passato dalla cultura angloamericana. Lo stesso Michael Connelly, osserva l’Alter, “dice di aver importato temi politici ed economici nei suoi romanzi su influenza di autori sudafricani ed europei”.

Il predominio narrativo angloamericano è destinato al tramonto? Sarà la Scandinavia la nuova patria del thriller? E quali altri paesi possono competere con la Svezia? Per capirlo, “L’Occidentale” ha parlato con Leyla Belle Drake della Salomonsson Agency, agenzia letteraria di base a Stoccolma, che rappresenta 36 autori scandinavi e negli ultimi tre anni ha piazzato oltre 40 romanzi sul mercato americano. “La nostra impressione è che gli editori europei e americani stiano cercando thriller frenetici, con personaggi femminili molto forti, ma anche romanzi che vertono sull’horror e sull’occulto, come quelli dello svedese John Ajvide Lindqvist”. Sul fronte del romanzo tradizionale, invece, “il fattore etnico è ancora molto forte, con romanzi ambientati non solo in Medio Oriente e in Asia, ma anche nell’ex blocco sovietico: è il caso della finlandese Sofi Oksanen”. Quando le chiediamo chi sarà la nuova superstar del thriller scandinavo, Leyla Belle Drake non si tira indietro: dopo il fenomeno Larsson, “sarà il norvegese Jo Nesbo. La sua serie, che vede protagonista il detective della polizia Harry Hole, ha il ritmo, la suspense, l’atmosfera, la violenza e - prima di tutto - la qualità letteraria necessaria per impressionare gli amanti dei thriller più raffinati, ma ha anche quel sapore commerciale indispensabile per parlare a una vasta schiera di lettori”. Jo Nesbo sbarcherà negli Stati Uniti il prossimo anno, sotto le insegne della Knopf, mentre in Italia i suoi romanzi sono già editi da Piemme.

Stando alla Salomonsson Agency, dunque, sul fronte del thriller la Scandinavia ha ancora molto da dire. La Drake, però, parla volentieri anche delle realtà narrative estere, di quei paesi a cui gli editori americani guardano con sempre maggior interesse. “Sono convintissima che presto usciranno thriller molto interessanti dall’Asia e dall’Europa dell’Est. Vede, finora l’unicità della scena letteraria scandinava sta nella sua qualità elevata e costante. Tuttavia, se è vero che molti editori in giro per il mondo sono ansiosi di avere il loro giallista scandinavo in catalogo, c’è anche il rischio che vengano pubblicati lavori di scarsa qualità. E il pericolo non è solo quello della saturazione del mercato, ma anche che finiscano per deteriorarsi la buona immagine e la fama che circondano la letteratura del Nord Europa”. Ecco perché, senza abbandonare un mercato ancora fiorente, gli editori iniziano a guardare oltre la Scandinavia: e chissà che il nuovo Larsson, anziché da Oslo o da Stoccolma, non venga davvero dall’Europa dell’Est, dal Giappone, dal Medio Oriente. I romanzieri americani, nel frattempo, non si agitino troppo: dopo anni di dominio incontrastato, certo non verranno dimenticati. Avranno solo molti più concorrenti in classifica.

L'Occidentale