17 ottobre 2010

"Foursquare" è la nuova frontiera internettiana del turismo "fai-da-te"

Negli ultimi anni, la crescita esponenziale di Facebook ha suscitato accesi dibattiti in merito alla privacy e alla sicurezza degli utenti. Cosa rischiamo, ci si è chiesti, mettendo la nostra vita - pensieri, gusti, abitudini, video, fotografie - nelle mani di un ragazzino di 26 anni (Mark Zuckerberg, fondatore e CEO della Facebook Inc.), di molti amici (o presunti tali) e altrettanti sconosciuti? La questione è davvero cruciale, perché col passare del tempo i social network diventano sempre più parte integrante della nostra quotidianità. E in un futuro non troppo lontano, c’è da scommetterci, saranno per i nostri figli ciò che il telefono cellulare è stato per noi.

Per gli amanti del genere, ci sono social network per tutti i gusti. Facebook è il servizio più generalista, Twitter è un mezzo per comunicare in poche battute, YouTube è pensato per gli amanti dei video, Flickr per i fotografi, Linkedin per chi cerca lavoro, aNobii è un salotto letterario virtuale, MySpace è una grande sala concerti, TripAdvisor una guida turistica globale, A Small World un club ristretto ed esclusivo (al quale si accede rigorosamente su invito). Bene, tutto questo non basta più: fra breve tempo, infatti, i social network “gireranno” sempre più sugli smartphone, cellulari con ricevitore Gps in grado di “localizzare” l’utente e condividere la sua posizione con il resto del mondo.

Al di là dei tecnicismi, il concetto è semplice. Tutti i cellulari di ultima generazione - in casa Apple, ad esempio, dall’iPhone 3G in poi - contengono un ricevitore satellitare, molto simile a quello dei comuni navigatori. La sfida, da parte dei social network, è sfruttare questa potenzialità per offrire nuovi servizi ai propri utenti: nello specifico, è possibile dire ai propri amici (o a tutta la rete) dove ci troviamo in un determinato momento, incontrare persone che si trovano nei paraggi, visitare negozi e ristoranti della zona seguendo i consigli di chi ci è già stato. Innovazioni certamente interessanti, che preoccupano ancor di più i (già preoccupati) difensori della privacy.

Da qualche settimana Facebook offre il servizio di geolocalizzazione ai possessori italiani di iPhone, e in breve tempo l’offerta verrà estesa a tutti gli smartphone con ricevitore satellitare integrato. In questo campo, però, il vero innovatore non è Mark Zuckerberg: i primi a sfruttare le potenzialità di telefonini e Gps sono stati altri due ragazzi, l’americano Dennis Crowley e l’inglese Naveen Selvadurai, inventori di un social network - Foursquare - che conta già più di tre milioni di utilizzatori in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, la Foursquare Inc. è stata inclusa dal World Economic Forum tra le compagnie tecnologiche più promettenti: un titolo toccato anni fa a un’altra piccola compagnia chiamata Google...

Come funziona Foursquare? Prendete un treno, scendete in stazione e premete il tasto “Check In”: in questo modo direte a tutti i vostri amici che siete arrivati in centro città. Nell’attesa che qualcuno vi raggiunga, toccate il bottone “Places”: comparirà la lista di tutti i locali, i negozi e i servizi presenti nel circondario. Può capitare che diversi utenti consiglino un bar nelle vicinanze, rinomato per le sue brioches: andateci, e dite la vostra a chi verrà dopo di voi. Se avete delle commissioni da sbrigare potrete poi compilare una lista delle cose da fare, per scoprire magari che un vostro amico andrà nello stesso negozio di scarpe: un’ottima occasione per rivedersi.

Queste sono solo alcune delle potenzialità di Foursquare: ma come spesso accade per i social network, molto intuitivi, il modo migliore per farsene un’idea è utilizzarli. L’applicazione di Crowley e Selvadurai deve il suo successo alla capacità di coniugare utilità e divertimento: più posti visiterete, più recensioni lascerete, maggiori saranno i vostri punti; se siete clienti abituali di un ristorante o di un negozio, diventerete sindaco di quel luogo, e molti si rivolgeranno a voi in qualità di esperto. Intervistato da “Wired”, Selvadurai mostra soddisfazione per un social network che “invoglia gli utenti a uscire, a esplorare, a scoprire posti nuovi”, andando oltre lo schermo del computer.

Il bello dei social network per cellulari è proprio questo: portano gli utenti fuori di casa, invitano a camminare e a provare nuove esperienze. Emblematica, in questo senso, la caccia al tesoro che si è tenuta a Milano lo scorso 24 settembre in occasione della “Social Media Week”: i partecipanti hanno girato per la città armati di smartphone, hanno aggiornato la propria posizione tramite Foursquare, hanno fotografato i propri spostamenti e hanno letto gli indizi forniti dagli organizzatori su Facebook e Twitter. Dopo aver corso per tutta Milano, i vincitori - premiati da Selvadurai in persona - si sono portati a casa un iPad (giusto per restare in tema).

Applicazioni come Foursquare pongono ovviamente inedite problematiche di privacy e sicurezza: rispetto ai social network originari, gli utenti diventano infatti più facili da raggiungere anche fisicamente. Selvadurai spiega a “Wired” di essere consapevole dei rischi, ma aggiunge: “La forza di Foursquare è che quando l’utente arriva in un luogo, il dato non viene acquisito automaticamente. Bisogna prendere il telefono, aprire l’applicazione e dire al sistema ‘sono qui!’”. Ancora una volta, insomma, la sicurezza dipende dal buon senso di chi utilizza il servizio: a noi il compito di cogliere le potenzialità delle nuove tecnologie, tenendo ben presenti i rischi a cui andiamo incontro.

A tremare, nel frattempo, sono i produttori di informazioni turistiche: complici cellulari e social network, le guide potrebbero presto diventare inutili. “I siti di turismo, le guide, i libri forniscono testi preconfezionati”, osserva il creatore di Foursquare, mentre “noi abbiamo creato un approccio nuovo che ha due aspetti fondamentali: gira sui telefonini ed è creato dai tuoi amici”. Il cambio di prospettiva è evidente: “Se vado in un ristorante e la mia amica Dina dice ‘ordina quel tipo di bistecca’, saprò bene che tipo di suggerimento ho ricevuto perché ci conosciamo”. E il consiglio di un amico sarà certo più utile e affidabile di quello di un anonimo recensore.

L'Occidentale