In Italia ce ne freghiamo, ma quel che succede in Medio Oriente non promette niente di buono. Domenica, sul Guardian, Martin Chulov ha parlato dei maneggi di Ahmadinejad per instaurare un governo filoiraniano a Bagdad (come? Mettendo d'accordo Nouri al-Maliki, già primo ministro, e il capo degli sciiti, Moqtada al-Sadr); alle complicate trattative avrebbero partecipato anche Siria ed Hezbollah. Lunedì, sempre sul Guardian, Chulov ha raccontato il viaggio di al-Maliki a Teheran e l'endorsement ufficiale da parte del presidente iraniano.
Il paradosso, in tutto ciò, riguarda gli Stati Uniti (e gli anti-americani di professione). Accusata per anni di aver fatto una guerra imperialista, per depredare il petrolio iracheno e dominare il Medio Oriente attraverso uno Stato fantoccio instaurato a Bagdad, ora l'America rischia di veder sorgere qualcosa di simile a un nuovo Iran. Anni di guerra per cacciare Saddam e consegnare l'Iraq al (nuovo) peggior nemico.