02 novembre 2010

Bel Paese/ Sotto il sole della Toscana, tra cantine e paesaggi da sogno

Se guardiamo alle classifiche internazionali, per gli italiani c’è poco da stare allegri. Crescita economica, prospettive per il futuro, qualità della vita: i dati parlano chiaro, e parlano di un paese addormentato. Quando si parla dell’Italia all’estero, però, la fantasia degli stranieri corre ancora verso luoghi paradisiaci: laghi, mari e colline che nei secoli hanno consacrato il Bel Paese nell’immaginario collettivo. Oltre la pasta, la mafia e la Ferrari, andiamo allora alla scoperta dei gioielli naturali che ci invidiano in tutto il mondo: oggi ilDemocratico.com vi porta nelle campagne toscane.

Tutti ricorderete “Io ballo da sola”, il film di Bertolucci che a metà degli anni novanta ha lanciato Liv Tyler nel firmamento delle stelle hollywoodiane. Il regista racconta la storia di Lucy, giovane orfana di madre, e delle sue vacanze formative in Toscana, nella tenuta di vecchi amici di famiglia. Alla bellezza del film, mai come in questo caso, contribuiscono le ambientazioni: siamo a Gaiole in Chianti, tra Siena e Firenze, in quel magico rettangolo di terra universalmente noto come “Chiantishire”. Nel 2008 Gaiole (130 chilometri quadrati per 2.300 abitanti) guidava la top-ten degli “Europe’s Most Idyllic Places To Live” della prestigiosa rivista “Forbes”: secondo Gay Gillen, consulente di viaggio interpellata dal magazine, “il Chianti è tutto colline, vigneti, cantine, agriturismi e passeggiate. Ci sono maneggi, c’è la possibilità di fare escursioni e di giocare a tennis. E il cibo è fantastico”. Insomma, un paradiso terrestre per ogni amante della bella vita.

Il cinema ha spesso raccontato la campagna toscana come una via di fuga dalla frenesia contemporanea. Emblematico, in questo senso, è “Vengo a prenderti” (2005), film di Brad Mirman in cui un giovane editor londinese deve convincere lo scrittore Wildon Parish - ritiratosi in Val d’Orcia dopo la morte della moglie - a scrivere un nuovo romanzo. Ma anche i libri non sono da meno: la Toscana deve parte della sua fortuna americana alle opere di Frances Mayes, autrice di svariati bestseller - tra cui “Sotto il sole della Toscana”, da cui è stato tratto un (brutto) film con Raoul Bova - che ha lanciato Cortona nell’immaginario dei luoghi da sogno, per la gioia del Comune e del sistema turistico locale. In occasione della prima americana di “Under the Tuscan Sun”, una delegazione provinciale e regionale si è recata appositamente a Los Angeles per promuovere la città: risultato? Da qualche anno a questa parte, i turisti a Cortona non mancano mai.

La Mayes, in un’intervista disponibile sul suo sito web, racconta i momenti migliori della vita italiana: “C’è sempre qualcosa di nuovo, so che non arriverò mai al punto di poter dire ‘Adesso conosco l’Italia’. Amo la luce e il suono delle campane. Ci sono svariati piaceri: gli amici, il cibo, l’arte, il vino, viaggiare sulla mia Fiat per cercare nuovi paesaggi, la pasta, la pizza, il formaggio… Oh, e ascoltare le storie dei vecchi italiani”. Se per Frances Mayes la Toscana è ancora una scoperta senza fine, lo scultore londinese Matthew Spender la conosce invece molto bene: Matthew, in compagnia della moglie, si è trasferito a Gaiole in Chianti nel lontano 1968, e da quel giorno non se n’è più andato. Tra i suoi collezionisti, Spender annovera personaggi del calibro di Francis Bacon e - guarda un po’ - Bernardo Bertolucci, il quale ha utilizzato alcune terrecotte dell’artista in “Io ballo da sola”. Anche il diario di Spender, “Whithin Tuscany”, è ormai un “classico” per i viaggiatori anglosassoni.

La stampa estera ha sempre “incensato” la Toscana, rafforzando il mito di un paradiso terrestre fatto di viti, colline, sole e buona tavola. Il “New York Times”, però, ha il pregio di raccontare la regione andando oltre gli stereotipi: lo scorso ottobre, ad esempio, ha dedicato un servizio all’Eroica, tradizionale gara ciclistica amatoriale a cui hanno preso parte oltre 3.500 biciclette d’epoca. “Le uniche cose di cui avete bisogno - spiega Gaia Pianigiani sul quotidiano newyorchese - sono una bici vintage, abbigliamento vintage e, volendo, un robusto appetito. Perché non è una gara a tempo, e fermarsi per mangiare un panino e bere un bicchiere di Chianti è certamente possibile”. Pochi giorni prima, Ingrid K. Williams ha parlato invece di Carrara, una città che gli americani dovrebbero riscoprire per la bellezza del centro storico, per il fascino delle cave di marmo e, ovviamente, per la bontà del lardo di Colonnata.

La scorsa primavera, il “New York Times” ha spiegato ai lettori di “Sotto il sole della Toscana” che le campagne senesi e fiorentine meritano un viaggio anche in inverno, approfittando di un afflusso turistico certamente inferiore a quello estivo. Danielle Pergament ha girato Chianti e Val d’Orcia in gennaio: “Intorno a me i cipressi scricchiolavano, i cachi maturi oscillavano silenziosi sui rami nudi e una manciata di fiori bianchi si arrampicavano su un muro di roccia per cercare calore. Più giù, un piccolo camion della Fiat risaliva la collina, scoppiettando lungo la strada deserta e ventosa”. Immagini molto diverse da quelle che la Toscana offre in luglio, quando “i campi sono infiammati di quel giallo dorato che si vede sulle cartoline” e “i bus turistici invadono le piazze medievali”: è semplicemente un’esperienza diversa, se vogliamo più poetica e solitaria, ma non per questo meno meritevole.

I turisti angloamericani esplorano le campagne affidandosi per lo più a tour organizzati. Secondo il sito “TripAdvisor” l’escursione favorita dai visitatori è il “Wine Tour in Tuscany”, organizzato da una giovane guida italiana - Donatella - che fa da Cicerone tra Chianti Classico, Vernaccia, Brunello di Montalcino e Nobile di Montepulciano. Un altro tour operator in voga si chiama - guarda un po’ - “Under the Tuscan Sun”, e offre una vasta gamma di possibilità: si va da “Un assaggio del Chianti” al più articolato “Chianti Grand Tour”, con tanto di soste in cantina, dai castelli chiantigiani alla visita di Monteriggioni e San Giminiano. Non mancano esperienze più particolari: escursioni a cavallo o in mongolfiera, visite delle cave di marmo a Carrara e il “Tuscany Mystical Tour”, tra cappelle, chiese e abbazie. Particolarmente apprezzate sono infine le lezioni di cucina, per cimentarsi nella preparazione delle specialità locali.

Secondo l’Osservatorio regionale del turismo, la Toscana ha resistito bene alla crisi economica internazionale: la recessione, inevitabile, ha colpito un turismo “che negli anni ‘90 è cresciuto in termini di presenze di oltre il 34% e nei difficili anni ‘2000 di un ulteriore 15%, un aumento tre volte superiore a quello italiano”. Una volta scelta la Toscana, dunque, i turisti stranieri cercano piuttosto “di ammortizzare la spesa del viaggio soggiornando un poco più a lungo e scegliendo strutture tendenzialmente meno costose del comparto alberghiero - quali le residenze turistico alberghiere, che offrono la possibilità di risparmiare sul costo dei pasti - ed extra-alberghiere”: in altri termini, Bed & Breakfast e case in affitto risultano ad oggi più convenienti (e richieste) degli hotel tradizionali. Se gli alberghi a tre stelle hanno registrato un calo delle prenotazioni pari al 12,3%, chi non conosce crisi sono invece i resort a cinque stelle (+5,3%): chi può spendere, continua a farlo.

Ma chi sono i turisti stranieri che scelgono la Toscana come meta d’elezione? Se la crisi ha in parte frenato lo storico afflusso statunitense, spiega l’Osservatorio, “la regione ha saputo rispondere intercettando nuovi flussi crescenti di turisti provenienti da altre aree”. Tra il 2007 e il 2009, in particolare, sono aumentati i visitatori francesi (+11,8%), olandesi (+24,6%) e belgi (+17%), ma anche brasiliani (+11,8%), argentini (+17,8%) e indiani (+19,6%). Per il 2011, le previsioni sono certamente positive: si punta ad un ritorno degli americani, “che nel corso di questi cinque anni hanno sempre mantenuto un interesse molto elevato per la regione, e alla conquista di nuovi mercati come quelli australiano e coreano”. Punta di diamante resterà il turismo del gusto, in quanto “poche altre destinazioni possono vantare la riconoscibilità di un’eccellenza tanto forte e diffusa quanto quella attribuita alla Toscana e identificata, ancora una volta, nel territorio del Chianti, di Siena e di Firenze”.

Fondamentale resta il lavoro svolto dai tour operator stranieri: parlando di Toscana, insieme ai grandi nomi delle agenzie turistiche internazionali, è facile imbattersi in imprese più piccole, talvolta a conduzione familiare, nate dal semplice amore per una delle terre più celebri al mondo. “Il Democratico” ha parlato con Lucy Pearson della Idyllic Italy, un’agenzia inglese - gestita da una madre e due figlie - che si occupa di vacanze in Italia dal 1973. “Mia madre è andata in Italia quando aveva 17 anni”, ci spiega Lucy, “e il vostro paese è la nostra grande passione”: per quanto riguarda la Toscana, l’Idillyc Italy si occupa prevalentemente di fornire alloggi - alcuni veramente splendidi - a turisti che scelgono la formula della casa in affitto per una o più settimane, per poi organizzare liberamente le proprie vacanze. La Toscana, secondo Lucy, “ha un fascino unico, fatto di cibo, vino, paesaggio, sole e - prima di tutto - della gente del luogo”.

Il Chianti, in particolare, “incontra alla perfezione le aspettative degli stranieri su quello che l’Italia dovrebbe essere: non si sforza di soddisfare gli stranieri, li conquista per quello che è realmente”. La zona favorita da Lucy è quella di Greve in Chianti, considerato “uno dei borghi più belli dell’area”, ma “indicare il luogo migliore in un’area così bella è davvero difficile”. Per quanto riguarda poi i rischi di un flusso turistico eccessivo, tale da rovinare o “inquinare” la bellezza della terra, la Pearson crede che “i turisti che visitano la toscana siano rispettosi delle bellezze e della natura del luogo, e cerchino di godere la cultura italiana piuttosto che adattarla alle proprie esigenze”. Il merito di tanto amore per la Toscana, conclude Lucy, è prima di tutto degli italiani, “così bravi a preservare ciò che rende speciali le proprie terre”. Per una volta, insomma, c’è una parte d’Italia che non prende lezioni da nessuno. Ringraziamo Idillyc Italy, e finiamo qui il nostro viaggio.

ilDemocratico.com

Nelle puntate precedenti:
Il Lago di Como, tra scenari hollywoodiani e la minaccia del cemento