11 febbraio 2011

La tv di Stato della DDR

Se c'è ancora un barlume di lucidità nella testa dei politici, c'è da sperare che la Vigilanza Rai non approvi il folle "Atto di indirizzo sul pluralismo" messo insieme dal Pdl (questo, sì, un atto degno della DDR). Di cosa si tratta? Su Repubblica, Goffredo De Marchis la spiega così:
Se Bruno Vespa il lunedì sera tratta il caso Ruby-Berlusconi, per otto giorni nessun altro talk show potrà tornare sull'argomento. Per fare degli esempi: Ballarò, il martedì, dovrà occuparsi della crisi in Egitto e Annozero, il giovedì, della controversa festa del 17 marzo. È il "principio della ridondanza". A Parla con me sarà necessario il contraddittorio dei comici. Alla parodia di Minzolini dovrà seguire l'imitazione di Gad Lerner o di Bianca Berlinguer, perché "trasmissioni apparentemente di satira o di varietà" spacciano "una" verità per "la" verità.
Sul Corriere, Aldo Grasso spiega invece cosa cambia dal punto di vista del comando:
L'idea di fondo è questa: la commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (l'organo che vigila sulla spartizione del bottino) diventa, di fatto, un politburo che dà indicazioni sulla compilazione dei palinsesti, sulla fattura dei programmi, sui modi e sui tempi con cui devono andare in onda. Non solo: il direttore generale viene elevato a direttore editoriale di tutta la Rai esautorando completamente i direttori di rete, retrocessi a semplici passacarte.
Davvero, siamo alla follia. E non pensate "che mi frega, non pago il canone e vado al cinema", perché presto i biglietti del cinema costeranno un euro in più.