02 settembre 2011

L'evasione fiscale negli Stati Uniti

Si fa un gran parlare di lotta all'evasione fiscale, dichiarazioni dei redditi on-line, carcere per chi evade più di tre milioni di euro. Ma il vero problema, in Italia, è prima di tutto culturale: per molti evadere è cosa buona e giusta. Rubano allo Stato e agli altri cittadini, ma pensano di fare la cosa giusta "perché le tasse sono troppo alte". Lo stesso Berlusconi, del resto, in passato ha detto che quando la pressione fiscale è troppo alta l'evasione è comprensibile. Ma nei paesi civili le cose stanno diversamente: l'evasore è un ladro, e come tale viene considerato dal resto dei cittadini e dalla giustizia. Cosa succede negli Stati Uniti, ad esempio, lo racconta oggi Maurizio Molinari su La Stampa:
L’evasione fiscale negli Stati Uniti viene punita con pesanti sanzioni finanziarie e con la detenzione, che vengono decise dal giudice una volta appurata la presenza di frode ovvero la «consapevole intenzione» di violare le leggi sul pagamento delle imposte. A essere determinante dunque non è l’ammontare dell’evasione ma l’intenzione di commetterla. [...] Per comprendere come funziona il sistema americano bisogna tener presente che il 19 ottobre del 2006 a Grand Rapids, in Michigan, il dentista Thomas William Minguske è stato condannato a 12 mesi e 1 giorno di prigione, seguiti da 3 anni di libertà vigilata, oltre al pagamento di 132.042 dollari, dopo aver ammesso di aver dichiarato nel 2001 un reddito inferiore alla realtà di 100 mila dollari grazie a una frode che, dal 1994, celava all’Irs l’esistenza del suo studio medico.