02 settembre 2011

US Open/ Djokovic e il canto del cigno

E alla fine arriva New York. Gli US Open, quarto e ultimo slam della stagione, si giocano come ogni anno sui campi in sintetico di Flushing Meadows: partito lunedì, dopo aver scongiurato la furia dell’uragano Irene, il torneo proseguirà per due settimane fino a domenica 11 settembre. Il favorito è ovviamente Novak Djokovic: su bwin.it una vittoria del serbo vale 2.40, mentre Rafael Nadal è quotato 5.50 al pari di Andy Murray. Roger Federer, sorpresa, vale 6.50: reduce da una stagione deludente, il campione svizzero rischia di chiudere il 2011 senza aver vinto nemmeno un titolo dello slam (non succede dal 2002).

Da segnalare, tra le possibili sorprese, il trentenne americano Mardy Fish (protagonista di un’ottima seconda parte di stagione) e il francese Jo-Wilfred Tsonga, che quest’anno ha fermato Federer ai quarti di finale di Wimbledon. Molto difficile, comunque, che a vincere gli US Open sia un “quinto incomodo”, ovvero un atleta che non occupa una delle prime quattro posizioni della classifica mondiale.

Passata la paura per l’infortunio rimediato nella finale del Master 1000 di Cincinnati contro Murray, tutto lascia pensare che sia Djokovic l’uomo da battere. L’esordio del serbo a Flushing Meadows è stato accompagnato da un lungo articolo del Wall Street Journal: secondo il quotidiano newyorchese, per allenarsi Nole si servirebbe di una sorta di camera iperbarica a forma di uovo, capace di tonificare i muscoli replicando le condizioni atmosferiche dell’alta quota. In conferenza stampa Djokovic ha confermato di essersi servito in passato del “CVAC Pod”: che sia questo il segreto del suo strepitoso 2011? Uovo o non uovo, resta comunque la determinazione di un tennista pronto a conquistare il terzo slam della stagione dopo Australian Open e Wimbledon.

Impresa non impossibile se pensiamo che il suo più diretto avversario, Nadal, sta attraversando un periodo difficile. Intendiamoci, resta un tennista di altissimo livello, ma non è più la macchina sparapalle di qualche mese fa (senza contare che quest’anno Djokovic lo ha battuto in lungo e in largo). Qualche pensiero in più, allora, potrebbe darlo Murray: fresco vincitore a Cincinnati, proprio contro (l’infortunato) numero uno del mondo, lo scozzese dà sempre il meglio in questa fase americana dell’Atp World Tour. E non dimentichiamo che nella sua bacheca manca ancora il primo trofeo dello slam.

Federer, invece, merita un discorso a parte. Nello svizzero, recordman del tennis contemporaneo, ormai credono in pochi (e anche i bookmakers, abbiamo visto, lo hanno scaricato). Giunto alla fase finale di una carriera straordinaria, viene da chiedersi se sia ancora in grado di vincere uno o due titoli dello slam – e magari l’oro in singolare alle prossime Olimpiadi londinesi – prima di appendere la racchetta al chiodo: visto il Federer degli ultimi mesi, capace di alternare partite memorabili (la semifinale contro Djokovic a Roland Garros) e svarioni pazzeschi (la sconfitta contro Tsong a Wimbledon, in cui si è fatto rimontare due set), sembra di no.

Federer, però, è pur sempre Federer. La sensazione è che trovando un minimo di continuità lo svizzero sia ancora in grado di imporre un gioco fantastico alla nuova generazione di tennisti (Djokovic, Nadal, Murray): urge però un lavoro psicologico di tutto rispetto, prima che sia davvero troppo tardi. Che siano proprio gli US Open 2011 l’occasione per un trionfale canto del cigno? Nel caso di Sampras, le cose sono andate così.

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