16 maggio 2012

Macao, due articoli fuori dal coro

Di Macao, della Torre Galfa, di Ligresti e dello sgombero di ieri hanno scritto di tutto: qui un bel riassunto del Post, per chi si fosse perso qualche puntata. Tra i tanti articoli pubblicati dai giornali, però, due mi hanno colpito più di altri. Il primo è un reportage scritto da Cesare Alemanni per il sito della rivista Studio, poche ore dopo l'occupazione:
E così ieri pomeriggio sono andato a Macao – come è stato ribattezzato il grattacielo dagli occupanti – con la speranza, anzi la precisa intenzione di farmi investire da questa freschezza, da questa voglia di pensare e progettare qualcosa di bello e duraturo, magari non in termini di tempo assoluto ma di impronta lasciata sul terreno. Sono andato così, inerme e senza scudi, e ci hanno lanciato dietro le parole “dispositivo biopolitico”. C’era un’ “assemblea cittadina” e ci hanno lanciato addosso espressioni come “la repressione poliziesca”. Mi aspettavo di sentire “comitato scientifico” e invece mi sono giunte alle orecchie cose come “assemblea senza un fronte”. Mi aspettavo di sentire parlare di progetti, idee e curatori, ma ho ascoltato solo distinguo tra un non meglio precisato “noi” e un ben definito “loro”, i cattivi senza volto là fuori. Più che l’alveo di un neonato fiume di cultura contemporanea, una risacca del peggio che si può ricavare mandando di traverso l’opera di Michel Foucault. Non lo nego, ci sono rimasto male. Specie perché sono quindici anni che assisto in varie forme e contesti a questo genere di sproloqui senza un punto e speravo sinceramente che, per una volta, Macao fosse qualcosa di diverso da un’Okkupazione con il placet “semi-ufficiale” del Comune.
Il secondo articolo, invece, è un editoriale pubblicato pochi minuti fa dal direttore de Linkiesta Jacopo Tondelli. Una premessa: ieri, dopo lo sgombero, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia è andato in assemblea e ha proposto agli occupanti l'assegnazione dell'ex-Ansaldo. Tondelli - che titola "Ma perché a Macao dobbiamo assegnare uno spazio senza concorso? - osserva:
Il punto sollevato dai ragazzi di Macao, tuttavia, resta: la Milano in cui Strehler e Bianciardi si trovavano al Giamaica resta in effetti un ricordo lontano, ma la sua vocazione artistica, letteraria, teatrale vive sotto la sua pelle, ed è un peccato buttarla via e non valorizzarla. Bene. E quindi i giovani di Macao sono portatori sani di una buona provocazione a rilanciare quella storia e a parlare al presente, e i 2000 autoconvocati e arrivati in un attimo, ieri, durante l’occupazione lo testimoniano. Poi - e non è marginale - è anche grazie a questo popolo che Pisapia ha vinto le elezioni quasi un anno fa.
Già. Tutto vero. Questo però non è un buon argomento - di certo non sembra sufficiente a me - per assegnare a Macao uno spazio come quello della ex Ansaldo che ieri, invece, il sindaco Pisapia ha subito promesso. Soprattutto, non sembra giusto nè corretto (nei confronti di una città di creativi e artisti che non sono tutti automaticamente rappresentati da Macao e da quella occupazione) procedere senza un bando, senza una vera competizione, tra idee e modelli, senza una vera apertura ad altre esperienze.
Liberare Milano è importante, e su queste parole d’ordine Pisapia ha vinto. Lavori per liberarla tutta, per mettere in gara le realtà migliori e più ricche. Aver occupato un palazzo diroccato non può bastare per saltare la coda.
PS: Chi volesse sdrammatizzare, non si perda questo post del Deboscio.