22 gennaio 2013

Scrivere (bene) di tennis

Non c'è niente da fare, il tennis resta lo sport più letterario che ci sia. Ci pensavo in questi giorni leggendo il diario di Fabio Severo, che sta raccontando gli Australian Open per la rivista Studio (qui l'ultimo pezzo, in calce i link alle puntate precedenti). Gli articoli di Severo, come impostazione, ricordano un po' quelli di David Foster Wallace (anche se nessuno scriverà mai di tennis come DFW). Oggi ad esempio parla di un junior egiziano, Mazen Osama, dal dritto improbabile: "Prepara il colpo portando la racchetta dietro al corpo con entrambe le mani, ma non è una manovra propriamente bimane, la destra è solo poggiata sul manico, e lascia la presa all’impatto con la palla, mentre il colpo si svolge con la rotazione stretta della testa della racchetta tipica del colpo a due mani". Ma insomma, chiede Severo, "chi ha permesso che la sua memoria muscolare venisse marchiata con questo colpo deviante?".

Dall'Australia sta scrivendo anche l'immortale Gianni Clerici. Su Repubblica, lunedì, ha raccontato "quel fenomeno fragile di Borg che non seppe vivere da re": l'occasione era il trentesimo anniversario del suo ritiro dal tennis professionistico. Clerici vide Borg per la prima volta a Bastad negli anni settanta:
C'era, in quel club contiguo al mare, un maestro che era stato un ottimo giocatore, Percy Rosberg. Si ricordava di me come del più debole tennista mai visto in una finale dei luoghi, e questo lo disponeva favorevolmente verso il cronista. "Vieni e dimmi se questo ragazzino sarà un futuro campione", mi suggerì. E, su un campetto periferico, mi indicò un bel biondino che disinvoltamente si atteggiava in gesti anomali, un diritto semicircolare, un rovescio ancor più insolito dei pochi rovesci bimani in circolazione, simile al gesto di un taglialegna. "Lo lascio giocare così perché credo alle teorie di una insegnante del tuo paese, la Montessori", mi disse Rosberg.
P.S. Ho recuperato un articolo scritto da Daniele Bellasio per la Domenica del Sole 24 Ore, in cui il giornalista elenca dieci interessanti ragioni per dire che il tennis è letteratura. Ragioni che stanno anche in un pugno di libri: Open di Andre Agassi, Roger Federer come esperienza religiosa di David Foster Wallace (oggi lo trovate raccolto qui), I gesti bianchi di Gianni Clerici.