12 ottobre 2013

La storia di Alitalia mi manda ai matti

In questi giorni i quotidiani sono pieni di analisi sull'arrivo di Poste Italiane, con ministri che festeggiano e il premier Letta che invita alla discontinuità per un nuovo piano aziendale (sempre che ce ne sia mai stato uno). Lo stesso Letta, sul Sole 24 Ore di oggi, dice però una cosa giusta: "In tutta questa vicenda non si può prescindere da un giudizio molto critico su tutta la storia recente di Alitalia, in particolare sul problema dal quale è partito tutto, dalla scelta nel 2008 di abbandonare l'ipotesi Air France per perseguire una strada solitaria".

Che cosa sia successo nel 2008 lo ricorda molto bene il Post. E che a orchestrare quella follia sia stato Silvio Berlusconi, l'uomo che si è sempre presentato come il profeta della rivoluzione liberale e liberista, la dice lunga sul paese in cui viviamo e sulla morte del liberalismo:
Quello di questi giorni non è il primo salvataggio di Alitalia, anche se il primo in cui vengono salvati gli azionisti privati. Nel 2008 la compagnia si trovava in una situazione simile a quella attuale. All’epoca Air France si offrì di acquistarla (insieme ai debiti che la appesantivano) per circa un miliardo e mezzo di euro. Il governo Berlusconi fece fallire la trattativa e organizzò una cordata di imprenditori per acquistare Alitalia e preservarne “l’italianità”. 
L’operazione, a detta di quasi tutti i commentatori, si è rivelata un disastro. Non solo la CAI (il nome ufficiale della cordata che comprendeva quasi tutti gli attuali azionisti) acquistò Alitalia per 700 milioni di euro in meno rispetto all’offerta fatta da Air France – KLM, ma acquistò soltanto la parte “sana” della compagnia. Debiti e personale in più furono trasferiti in una cosiddetta “bad company” che rimase a carico dello Stato e che fino ad ora è costata alla collettività circa 5 miliardi (un miliardo in più del gettito annuale dell’IMU sulla prima casa). 
Nel 2011 il presidente di CAI, Roberto Colanninno, disse che entro qualche anno sarebbero stati loro a comprare Air France e non viceversa. In realtà, cinque anni dopo l’operazione, Alitalia è nuovamente in crisi, i debiti sono tornati ad essere quasi insostenibili, mentre la compagnia continua a perdere denaro ogni giorno.
Quanto all'ennesimo salvataggio della compagnia aerea, chiede Fabrizio Forquet sul Sole 24 Ore, "cosa c'entra Poste con Alitalia? Qual è il piano industriale che è dietro l'operazione di salvataggio? Che segnali si danno al mercato con interventi in extremis quando manca ormai l'ossigeno vitale per garantire la continuità aziendale?".
Ci sono responsabilità evidenti, di cui tutti dovrebbero con onestà farsi carico. Responsabilità di scelte politiche che risalgono alla campagna elettorale del 2008, quando Silvio Berlusconi puntò sull'azzardo della cordata italiana escludendo la soluzione francese che già allora appariva come la più ragionevole; e responsabilità dei soci privati, che hanno illuso e si sono illusi della sostenibilità di un progetto industriale che i numeri andavano negando giorno dopo giorno. Si è arrivati così all'ennesimo intervento emergenziale, con il suo carico di anomalie e interrogativi.