17 settembre 2007

The Coral - "Roots & Echoes"

E sono quattro. Quattro album ufficiali – “The Coral”, “Magic and Medicine”, “The Invisibile Invasion” e il nuovo “Roots & Echoes” – più “Nightfreak & the Sons of Becker”, riservato ai fans più accaniti. La prolificità non è mai stata un problema per il gruppo di James Skelly: sarà l’aria del porto di Liverpool, o la brezza dei Beatles che aleggia sulla città, fatto sta che pochi gruppi inglesi della nuova ondata possono sinora vantare un così buon rapporto quantità-qualità.
E mentre Skelly annunciava una band più matura, tutto sembrava volgere al meglio ai fini della registrazione di “Roots & Echoes”: se tecnicamente Noel Gallagher ha messo gratuitamente a disposizione il proprio studio personale, per quanto riguarda la promozione un bell’aiuto è venuto dagli Artic Monkeys, che hanno dichiarato ufficialmente il proprio amore per i Coral.
Ed eccolo pronto, il quarto album. Undici canzoni, una copertina cupa sulla scia del precedente “The Invisibile Invasion”. E poi la musica.
La partenza è targata “Who’s gonna find me”: il gruppo torna dove ci aveva lasciati, con orecchiabili melodie retrò e un contagioso ritornello corale, condito da un piacevole saliscendi ritmico. Se la seguente “Remember me” si avvale poi di un sound cupo e misterioso, ritornando alle sonorità sperimentali di “Nightfreak & the Sons of Becker”, “Put the sun back” è invece un gioiellino di grazia e soavità (voce in stato di grazia, chitarre leggere ed immaginario onirico), così come la seguente “Jacqueline”, che affonda le sue radici nel country.
Come è sempre avvenuto in passato, anche in “Roots & Echoes” i Coral si dividono tra due poli: da un lato canzoni pregevolissime che riprendono pop e country, con tonalità prevalentemente acustiche, dall’altro pezzi maggiormente sperimentali in cui chitarre elettriche e batterie danno vita ad un sound più incline a psichedelia e distorsione. Tra le prime, la lentissima “Not so lonely” (molto beatlesiana) e “Cobwebs”. Tra le seconde, “Fireflies” (dove Skelly sembra andare a caccia dei Doors), “Rebecca You” e la conclusiva “Music at night”.
I Coral non sono cambiati, questo deve essere chiaro. Fatta eccezione per “In the rain”, che strizza l’occhio all’indie-rock di oggi più di quanto la band avesse mai fatto in passato, i cinque di Liverpool continuano a costruire la loro musica sulle solide fondamenta gettate coi tre dischi passati. Alcuni potrebbero annoiarsi, altri ne avranno già avuto abbastanza all’uscita di “The invisibile invasion”. Ma sono così bravi che io non mi stanco mai…

Mescalina.it