Un viaggio lungo tredici sale nella storia di Oriana Fallaci, celebrata in millecinquecento metri quadrati del seicentesco Palazzo Litta. Milano riapre i battenti di uno splendido palazzo per rendere omaggio a una grande italiana: promossa dal Ministero dei Beni Culturali e dal gruppo Rcs-Corriere della Sera, “Oriana Fallaci. Intervista con la storia” ripercorre tutta la vita della giornalista toscana, dalla nascita nella Firenze tra le due guerre agli ultimi scritti dopo l’Undici Settembre 2001. Un percorso multimediale sorprendente e curatissimo, rivolto tanto ai neofiti quanto ai cultori dell’autrice fiorentina.
Ad accogliere il visitatore sono il volto e le parole della scrittrice, spezzoni di interviste ripescate dalle Teche Rai che conducono nella prima sala vera e propria, dedicata a “Firenze e la vita”. Una pioggia d’immagini e oggetti raccontano la vita di Oriana Fallaci: fotografie d’infanzia, quaderni del liceo, quadretti della campagna toscana (dipinti a Greve in Chianti negli anni Sessanta) e avanti fino agli immancabili cappelli, occhiali da sole e pacchetti di sigarette Sherman’s. Commoventi sono la lettera di ringraziamento scritta dal pilota americano Nigel Hearthwell, salvato da Oriana e dal padre Edoardo durantela Seconda Guerra Mondiale , e l’orazione funebre letta dalla scrittrice al funerale del “babbo”. Ma gioventù significa anche “Prime grandi inchieste”: dopo aver dato un’occhiata ai primi articoli per “Il Mattino” e “L’Europeo”, l’attenzione verrà subito catalizzata dal mitico registratore utilizzato tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
La sala dedicata alla corsa alla luna ci porta agli anni della fama mondiale. I reportage sulla spedizione lunare, scritti per “L’Europeo” negli anni Sessanta, sono esposti in bella mostra. Ad accompagnarli, un video - in cui la scrittrice racconta gli uomini in partenza per lo spazio - e alcune curiosità: su tutte, una foto di Oriana e della madre Tosca che gli astronauti portarono con sé nei deserti lunari. E poi vennero le guerre: il Libano e soprattutto il Vietnam, testimoniato da elmetto, zaino e borraccia usati dalla reporter. Molti gli attestati di merito, dal gagliardetto della missione Unifil nella terra dei cedri alla bandiera americana regalatale dai Marines. Magnifica una cartolina inviata al padre Edoardo da Saigon: qui è bellissimo, scrive Oriana, anche se “un po’ rumoroso”. Molto rumoroso, visti i frammenti della bomba esplosa vicino al corpo della nostra inviata, custoditi con orgoglio per tutta la vita e oggi esposti al pubblico.
L’ultima parte dell’esposizione racconta la scrittrice e l’intervistatrice. Un lunghissimo corridoio espone tutti i suoi libri, da “I sette peccati di Holywood” a “Oriana Fallaci intervista sé stessa”, con una folta rappresentanza di edizioni straniere.La scrittrice Oriana emerge più approfonditamente con una sala dedicata ad Alekos Panagulis, grande amore e ispiratore del romanzo “Un uomo”, e con gli scritti preparatori per “Insciallah”: cartine del Libano, bozze e una lavagna con i nomi di tutti i personaggi faranno la gioia degli estimatori del suo romanzo più grande. Per la Fallaci intervistatrice, incubo dei più, da segnalare è invece l’inedita conversazione con Kissinger: ad essere proposto è il nastro originale dell’intervista al potentissimo Segretario di Stato americano, un piccolo gioiello recentemente rinvenuto. Sensazionali sono infine le lettere ricevute dalla scrittrice: se Raffaella Carrà la loda per un articolo sulla Libia, Giovanni Agnelli e Rudolph Giuliani la ringraziano dopo aver ricevuto copia della “Rabbia e l’orgoglio”, mentre affettuosissimo è un biglietto inviatole da Franca Ciampi nel 2006.
Prima di uscire, gli ultimi anni. “La rabbia e l’orgoglio” tappezza le pareti di una sala, mentre in video Ferruccio De Bortoli racconta la gestazione di quell’articolo sensazionale. In esposizione anche gli scritti seguenti sino a “The agitator”, l’ultimo ritratto dedicatole dal “New Yorker”. Il saluto finale è lasciato poi alle sue macchine da scrivere e da una dichiarazione d’amore per i suoi “figli”, i libri: ideale conclusione di una mostra fantastica che ha nell’eterogeneità dei pezzi esposti e nella completezza della panoramica i suoi punti di forza. Non perdetela per nessun motivo.
Ad accogliere il visitatore sono il volto e le parole della scrittrice, spezzoni di interviste ripescate dalle Teche Rai che conducono nella prima sala vera e propria, dedicata a “Firenze e la vita”. Una pioggia d’immagini e oggetti raccontano la vita di Oriana Fallaci: fotografie d’infanzia, quaderni del liceo, quadretti della campagna toscana (dipinti a Greve in Chianti negli anni Sessanta) e avanti fino agli immancabili cappelli, occhiali da sole e pacchetti di sigarette Sherman’s. Commoventi sono la lettera di ringraziamento scritta dal pilota americano Nigel Hearthwell, salvato da Oriana e dal padre Edoardo durante
La sala dedicata alla corsa alla luna ci porta agli anni della fama mondiale. I reportage sulla spedizione lunare, scritti per “L’Europeo” negli anni Sessanta, sono esposti in bella mostra. Ad accompagnarli, un video - in cui la scrittrice racconta gli uomini in partenza per lo spazio - e alcune curiosità: su tutte, una foto di Oriana e della madre Tosca che gli astronauti portarono con sé nei deserti lunari. E poi vennero le guerre: il Libano e soprattutto il Vietnam, testimoniato da elmetto, zaino e borraccia usati dalla reporter. Molti gli attestati di merito, dal gagliardetto della missione Unifil nella terra dei cedri alla bandiera americana regalatale dai Marines. Magnifica una cartolina inviata al padre Edoardo da Saigon: qui è bellissimo, scrive Oriana, anche se “un po’
L’ultima parte dell’esposizione racconta la scrittrice e l’intervistatrice. Un lunghissimo corridoio espone tutti i suoi libri, da “I sette peccati di Holywood” a “Oriana Fallaci intervista sé stessa”, con una folta rappresentanza di edizioni straniere.
Prima di uscire, gli ultimi anni. “La rabbia e l’orgoglio” tappezza le pareti di una sala, mentre in video Ferruccio De Bortoli racconta la gestazione di quell’articolo sensazionale. In esposizione anche gli scritti seguenti sino a “The agitator”, l’ultimo ritratto dedicatole dal “New Yorker”. Il saluto finale è lasciato poi alle sue macchine da scrivere e da una dichiarazione d’amore per i suoi “figli”, i libri: ideale conclusione di una mostra fantastica che ha nell’eterogeneità dei pezzi esposti e nella completezza della panoramica i suoi punti di forza. Non perdetela per nessun motivo.
“Oriana Fallaci. Intervista con la storia”
15 settembre – 18 novembre 2007
Milano, Palazzo Litta
Corso Magenta, 24
Ingresso gratuito
Catalogo Rizzoli