21 settembre 2007

Tre messaggi in due settimane, l’escalation mediatica di Osama Bin Laden

E sono tre, due audio e un video nell’arco di quindici giorni. Dopo una latitanza durata tre anni, e interrotta solo da fugaci messaggi audio, Osama Bin Laden torna prepotentemente a farsi sentire. È di ieri l’ultimo messaggio, in cui lo Sceicco del terrore si rivolge direttamente ai pakistani incitandoli alla rivolta armata contro il presidente Musharraf – troppo fedele agli Stati Uniti e colpevole, a sentir lui, di aver sedato la ribellione dei militanti islamici pakistani –. Sempre di ieri pomeriggio è anche un nuovo video di Al Zawahiri, l’onnipresente braccio destro di Osama: un messaggio di ottanta minuti – aperto da alcune parole di Mohammed Atta, leader dei terroristi dell’Undici Settembre – in cui il numero due di Al Quaeda ha incitato alla lotta in Darfour, Marocco e Algeria.

La vera notizia, però, è il ritorno sulle scene di Osama Bin Laden. Prima dello scorso 7 settembre, l’ultima apparizione in video dello Sceicco risaliva al 29 ottobre 2004. In quell’occasione il leader di Al Quaeda si rivolse direttamente agli americani, un discorso di diciotto minuti in cui accusò Bush per la guerra in Iraq e i suoi elettori per essersi fatti imbrogliare. In chiusura, un monito: avrebbe continuato a combattere gli Stati Uniti, portandoli fino alla bancarotta. In quel video Osama Bin Laden appariva stanco, la barba era lunga e grigia. Poi, il silenzio. Mentre la guida di Al Quaeda sembrava passata nelle mani di Al Zawahiri, tutto il mondo si chiedeva che fine avesse fatto Bin Laden: alcuni sostenevano che fosse morto a Tora Bora, altri che il tifo l’avesse ridotto in fin di vita. Altri ancora arrivarono a sostenere che non fosse mai esistito. Pochi giorni fa, invece, la sorpresa: Osama torna a mostrarsi in video per commemorare il sesto anniversario dell’Undici Settembre. La barba c’è ancora, ma è corta e nerissima. La voce, come sempre, pacata. Il video dura trenta minuti: il leader di Al Quaeda parla delle elezioni per il Congresso americano, cita Sarkozy e Noam Chomsky – “il migliore di voi” –. In chiusura invita gli americani a convertirsi all’Islam: “Non si pagano tasse”, dice, mentre infuria la crisi dei mutui statunitensi. I riferimenti sono precisissimi, il video è recente e la Cia lo reputa veritiero. Passano quattro giorni e Osama torna a farsi sentire, questa volta con un messaggio audio: sullo sfondo dei teleschermi un fermo immagine del video precedente. Lo Sceicco festeggia l’Undici Settembre presentando il testamento di uno degli attentatori, poi si rivolge ai giovani mussulmani: la via del kamikaze è la via della verità, i governanti arabi al potere sono servi dell’Occidente e vanno combattuti con l’arma del terrorismo. E arriviamo così al messaggio di ieri, rivolto ai pakistani, ultimo tassello di un’escalation mediatica che non ha precedenti nella storia di Bin Laden.


Osama Bin Laden è vivo, e a dirla tutta non sta neanche troppo male. Nessuno lo dice a chiare lettere, ma questa è la sensazione: lo stesso presidente Bush, riferendosi al ritorno sui teleschermi dell’eterno nemico, ha dichiarato che “viviamo in un mondo pericoloso”. Resta il mistero di una latitanza durata tre anni: forse lo Sceicco stava davvero male, forse non voleva rischiare di essere individuato. Resta, se vogliamo, anche il mistero della barba: alcuni esperti sostengono che se la sia tinta secondo un’antica usanza islamica, altri che sia stata ritoccata col computer. Fatto sta che Osama ci ha preso gusto, e al video ha fatto seguire due messaggi audio ravvicinati. Registrare un altro video, forse, sarebbe stato troppo pericoloso. Ma quello che importa, al momento, è dimostrare al mondo islamico di essere ancora in vita, simbolo della lotta all’America, all’Occidente e ai Crociati. Nella speranza che quelle immagini, come sostengono alcuni, non contengano un implicito via libera ad un nuovo, devastante, attentato terroristico.